Nardò, 7 settembre_di COSIMO POTENZA _In psicanalisi lo chiamano super-io. E’ quella parte della coscienza (lo dico con parole mie, spero non inesatte) che sovrintende al rispetto delle regole, al senso del dovere, più o meno.

Devo averne uno piuttosto forte se, a distanza di decenni, mi ritornano in mente piccoli episodi di trasgressione delle regole dei quali mi son reso protagonista, come lo zero che trasformai in dieci sul libro di lettura, in seconda elementare, o come quello che mi son ricordato ieri, di ambientazione tennistica.

Come se il mio super-io ogni tanto mi rinfacciasse questi episodi per tenermi coi piedi per terra, per farmi ricordare che molto spesso ognuno di noi si considera migliore di quello che è in realtà, e che sono i fatti che ci danno la giusta misura di quel che siamo, non le idee che pensiamo di avere. Quando giocavo a tennis avevo un approccio piuttosto rilassato con la componente agonistica del gioco, cioè preferivo più la forma, l’estetica del gioco, che la sostanza, la vittoria a tutti i costi.

Chi mi ha visto giocare all’epoca sa cosa voglio dire. Eppure quella volta, in una partita di un torneo ufficiale, contro un avversario apparentemente alla mia portata, un biondino di bell’aspetto, se ricordo bene, quando lui beccò la linea in un momento molto importante della partita, ebbi l’istinto di chiamare out la sua palla, nonostante avessi ben visto che la palla era dentro. Se ben ricordo la partita era arbitrata da un arbitro di sedia, cosa non del tutto scontata in quel tipo di tornei, il quale aveva dato per buona la palla, ma io ormai m’ero incaponito, un po’ per non contraddirmi, un po’ per la frustrazione di vedere la partita che mi sfuggiva dalle mani, per cui difesi a lungo la mia tesi finché non ottenni la ripetizione del punto, cosa che peraltro non servì a cambiare le sorti della partita, che persi se pure con onore. Questo episodio ogni tanto mi ritorna in mente, e ci tengo a dire che è l’unico di questo genere che io ricordi.

Se ne avessi fatto degli altri il mio super-io me lo rinfaccerebbe sicuramente, mannaggia chi l’ha suonato! Eh sì, davanti ai fatti esce fuori la nostra vera natura, questo vale un po’ per tutto. La frustrazione a volte è cattiva consigliera, ma se si è consapevoli delle proprie mancanze è già tanto, vuol dire che si è sulla buona strada, la quale, comunque, non porta mai alla perfezione. Poco ma sicuro.