Nardò,10 settembre_di COSIMO POTENZA_Leggendo “alcuni” giornali e thread social della minoranza chiassosa, della nostra città, appare evidente che: le speranze di un ribaltone politico mai sopite da chi è ancora impegnato nell’elaborazione del lutto elettorale di due anni fa, ormai, sono ridotte al lumicino o meglio dire al “lumino” per rimanere in tema funerario.
Tifo da stadio sulle bacheche dei “soliti noti” e sulle pagine locali di qualche giornale blasonato per il futuro verdetto dei giudici di “Palazzo Spada”.
E’ davvero imbarazzante constatare l’arte di “vestizione” delle notizie da parte di esperti in “tuttologia applicata”, capaci di interpretare i provvedimenti giudiziari del Consiglio di Stato neanche fossero le classifiche del fantacalcio o l’esito di una “raschiatura” di un biglietto gratta e vinci.
Ed ecco, che precorrendo tutti i tempi e, volutamente, ignoranti e/o dimentichi che, al momento, il giudice di merito (TAR) in primo grado ha dato piena ragione al Comune, I SOLITI NOTI sono più che certi dell’esito finale e quindi del capovolgimento della sentenza di secondo grado; è evidente confidano nell’antico proverbio: “ … chi di spada ferisce di spada perisce”.
L’attesa è una brutta bestia da domare e la competenza è una virtù di pochi, per cui, a volte è meglio tacere e valutare i fatti aspettando che si verifichino, specie quando dipendono dall’operato di altri e non certo da congetture ed elocubrazioni da azzecca garbugli di periferia o webeti patentati e umoristi fatti in casa.
Per cui la notizia vera e la sola evidente è che il Consiglio di Stato ha chiesto una consulenza ulteriore, rispetto al contenzioso tra il Comune e la ex-ditta concessionaria del servizio di gestione dell’illuminazione votiva, ponendo una serie di quesiti di approfondimento al nominando CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio).
Chi ha già preso la calcolatrice per misurare i danni che questa Amministrazione comunale (A LORO auspicare) dovrà rifondere, visto il track record di previsioni sbagliate è presumibile che, ancora una volta, farà i conti (che si tirano sempre alla fine) con una realtà diversa da quella agognata. Mai come adesso pare corretto ricordare che la sentenza difficile o ardua è per i “Posteri” e non per gli “pseudo-cretini”, che della propria supponenza al massimo possono farsi un ‘poster’ da attaccare sulle pareti della propria malafede.