Il Comune di Nardò chiederà alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce di avviare le attività propedeutiche al riconoscimento della valenza archeologica del Distretto della Preistoria di Nardò con la espressa dichiarazione del suo importante interesse culturale. Lo ha deciso la giunta guidata dal sindaco Pippi Mellone riconoscendo il valore strategico che il Distretto riveste in relazione agli obiettivi di valorizzazione e di sviluppo del territorio. Ciò anche nella duplice prospettiva della partecipazione a bandi di finanziamento regionali, statali e comunitari e del consolidamento del Museo della Preistoria di Nardò quale istituto autonomo di cultura, ricerca scientifica e promozione dello stesso Distretto.La formalizzazione del Distretto della Preistoria di Nardò rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di promozione della conoscenza, di tutela e di valorizzazione del comparto territoriale il cui paesaggio attuale restituisce una intensa e plurimillenaria storia di relazioni tra l’uomo e l’ambiente naturale. In questi anni il Comune di Nardò, attraverso l’istituzione del Museo della Preistoria di Nardò (che agisce in sinergia con l’ufficio Parco) e in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce, si è dotato degli strumenti scientifici e operativi per sviluppare un’adeguata strategia di gestione dello straordinario patrimonio geo-paleontologico e preistorico neretino sottolineato negli ultimi decenni anche dal Gruppo Speleologico Neretino. Un patrimonio che fin dalla metà del secolo scorso ha interessato la comunità scientifica con interventi in numerosi siti, ma che non è mai stato oggetto di una programmazione organica, capace di integrare le necessità di tutela, conoscenza e fruizione.“Fin dall’inizio – spiega Filomena Ranaldo, direttrice del Museo della Preistoria di Nardò – il Museo ha agito come nodo strutturale di un organismo territoriale che include il Parco Naturale Regionale di Portoselvaggio e Palude del Capitano, diversi contesti in aree limitrofe e l’insieme diacronico delle connessioni naturali e antropiche evolutesi all’interno e intorno all’immenso patrimonio geo-paleontologico e archeologico, costituito da affioramenti cretacici di circa 70 milioni di anni fa, da almeno otto grotte intensamente frequentate dai primi gruppi di Neandertal della regione e dai primi gruppi di Sapiens diffusisi nel continente europeo, dalla necropoli neolitica, da strutture fortificate dei millenni successivi e da edificazioni e trasformazioni sedimentatesi poi in epoca storica. Il compito di elaborare una visione strategica di sostenibilità virtuosa di tale patrimonio si è concentrato sul complesso equilibrio tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Consci dell’incisività che il processo determina sulle trasformazioni attuali e future del territorio, la chiave di volta è stata individuata in una riconnessione tra programmi di ricerca e valorizzazione, intesi, anzitutto, come complesso di pratiche partecipative, che riconoscono il patrimonio stesso come bene primario della comunità”.La denominazione “Distretto”, che rimanda volutamente alla definizione utilizzata nel 1997 per esemplificare la ricchezza dei contesti (Onorato & Dantoni, L’acqua scolpì un cielo di pietra), è utilizzata oggi per identificare il comprensorio coinvolto in un processo organizzativo in continua relazione con la comunità attuale e orientato ad un proficuo dialogo con altri contesti non solo regionali, in un’ottica di integrazione e coinvolgimento come generatori di trasformazioni positive. Le attività di ricerca, conservazione e fruizione avviate in questi anni evidenziano lo scambio osmotico promosso dal Museo, tra saperi, attese e potenzialità progettuali dei soggetti che a diverso titolo sono coinvolti (studiosi, tecnici, scuole, portatori di interesse, fruitori, istituzioni, ecc.). In questo quadro, lo sviluppo del Distretto della Preistoria di Nardò costituisce un punto fermo dal quale muoversi implementando e concretizzando gli obiettivi posti da una visione di sostenibilità che guarda alla storia come processo di trasformazione del quale la comunità è soggetto centrale e i cui principi si ritrovano nel progetto di Piano Territoriale del Parco naturale regionale di Portoselvaggio e Palude del Capitano, recentemente formalizzato dalla giunta comunale.“L’importanza eccezionale e la ricchezza di tutto questo – dice l’assessora alla Cultura Giulia Puglia – non può prescindere da ogni scelta e da ogni valutazione relativa alla valorizzazione e allo sviluppo del nostro territorio. È quindi quanto mai necessario dare una individuazione unitaria e formale al patrimonio archeologico, culturale e ambientale al fine di promuoverne la tutela e la valorizzazione, favorirne lo studio e divulgarne la conoscenza”.“Com’è noto – aggiunge l’assessore ai Parchi e alle Aree protette Andrea Giuranna – il contesto di Portoselvaggio, come poche altre regioni d’Europa, consente di ricostruire l’evoluzione degli ambienti e delle specie lungo un arco cronologico di circa 150 mila anni. È evidente che questo straordinario potenziale del nostro parco ha bisogno di passaggi come la formalizzazione del Distretto, essenziale nel percorso condiviso di integrazione delle necessità di tutela, conoscenza e fruizione del patrimonio”.                                                                               

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Ultimo aggiornamento: 02/01/2025
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