L’archivio di Paolo Pisacane è stato dichiarato “di interesse storico particolarmente importante” dal Ministero della Cultura. Tale dichiarazione, ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, accerta la sussistenza delle caratteristiche di bene culturale di archivi o singoli documenti appartenenti a privati (famiglie, persone, associazioni ed enti di natura privata, imprese, ecc.), che sono dunque a tutti gli effetti beni culturali sottoposti alla normativa di tutela prevista dallo stesso Codice.
L’archivio “Paolo Pisacane” è un insieme di documenti prodotti e acquisiti in oltre cinquant’anni da Paolo Pisacane, nato a Santa Maria al Bagno, la marina che negli anni ‘40 del secolo scorso accolse centinaia di profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah e in viaggio verso il nascente Stato di Israele. Una pagina esemplare di solidarietà che ha consentito alla città di Nardò di fregiarsi nel 2005 della medaglia d’oro al merito civile conferita dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Pisacane ha acquisito fonti orali e scritte che costituiscono un patrimonio storico di incredibile valore, un “luogo” della memoria collettiva nel quale si intrecciano storie di uomini e donne sullo sfondo di un evento storico importante e tragico come la persecuzione degli ebrei. Si tratta di documenti custoditi in una ventina di faldoni e rappresentati da un nucleo principale, il carteggio, da fotografie e da una rassegna stampa. Il carteggio è un insieme di lettere di cittadini ebrei, provenienti da vari paesi europei e dagli Stati Uniti, che raccontano l’esperienza degli anni dell’accoglienza a Santa Maria al Bagno, nonché una fitta corrispondenza tra lo stesso Pisacane e le istituzioni locali, nazionali e straniere. C’è poi un corposo nucleo di fotografie, corredate di didascalia, che documentano la vita nel Camp n. 34. Infine, articoli di testate giornalistiche locali e nazionali che negli anni hanno tenuto viva l’attenzione sulla sorte degli ex profughi. L’archivio, dunque, ha una certa importanza storica – come recita il decreto del Ministero della Cultura (Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia) – “in quanto testimonianza delle vicende storiche, personali e umane dei Displaced Person Camps, costituiti per ospitare i profughi che attraversarono l’Europa all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Per la peculiarità dei documenti in esso conservati l’archivio Paolo Pisacane si presenta come luogo di narrazione, che trasmette sensazioni, emozioni, valori”.
“Congratulazioni a Paolo Pisacane – dice l’assessora alla Cultura Giulia Puglia – per quello che è il meritato suggello al lavoro fatto in questi anni, uno sforzo di costruzione della memoria di una vicenda molto significativa nella storia della città. In quei documenti e in quelle foto c’è la prova del grande spirito di solidarietà dei neretini, ma c’è anche tanto altro. Quasi una “fessura” da cui guardare, dalla nostra piccola prospettiva, la portata enorme della sofferenza degli ebrei perseguitati nella prima metà del Novecento”.
“Ovviamente è un motivo d’orgoglio – commenta Paolo Pisacane – il riconoscimento, non solo formale, per tanti anni di lavoro di raccolta e documentazione. Ci sono lettere, fotografie, articoli che consentono di tenere viva la memoria degli anni dell’accoglienza nel Camp n. 34. L’archivio, peraltro, è la pietra angolare del percorso che ha portato alla nascita del Museo della Memoria e al conferimento alla città della medaglia d’oro al merito civile. Un lavoro che non si interrompe oggi, ma continuerà alimentando la memoria di quegli anni”. 
Sulla base della dichiarazione di interesse storico, il detentore dell’archivio ha l’obbligo di conservarlo, di permettere agli studiosi di consultarlo, di informare il Ministero di ogni spostamento o alienazione dello stesso, nonché il divieto di smembrarlo.   

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Ultimo aggiornamento: 02/01/2025
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