
Nardò 25 ago:_ Abbiamo smarrito il senso della misura, da tempo. BASTA alle DEIEZIONI semantiche di “pestatori seriali 2.0”, di bulli cibernetici, che utilizzano la politica come pretesto per colpire la dignità delle persone; confidando, forse, di poterla farla franca rispetto ad un sistema giudiziario, apparentemente, lento e poco organizzato.
Le incontinenti, straripanti e vergognose ultime esternazioni via Facebook di Rino Giuri, che in spregio alle norme elementari del rispetto del prossimo e dei principi costituzionali circa la presunzione di innocenza ha inteso rivolgere a esponenti del Governo cittadino, coinvolgendo in un caso persone del tutto estranee mi lasciano allibito.
Il Giuri, in vero, non nuovo a tali pratiche, alla stessa guisa di un elefante in una cristalleria, ha attinto Maria Grazia Sodero e Oronzo Capoti, in considerazioni a dir poco incontinenti che rappresentano davvero il “de profundis” della decenza. L’attacco becero, spregiudicato, palesemente diffamatorio poichè fondato su illazioni e ricostruzioni mediatiche avulse da iter processuali definiti, coinvolge persone che nulla hanno a che vedere con la politica e con esponenti politici se non per ragioni di parentela.
Si parla di esseri umani con una storia ed una dignità personale, innocenti sino a prova contraria e che hanno il diritto di difendersi nelle sedi di rito e, non certo sui social network, a non vedere macchiata la propria onorabilità, da illazioni pretestuose e frasi allusive rispetto a reati solo ipotizzati e che non hanno implicato nessuna misura restrittiva.
Spiace vedere che la partigianeria politica abbia offuscato anche la doverosa e presupposta capacità ermeneutica di tanti giovani colleghi, compiaciuti “likkatori” del post del sig. Giuri.
Questi ultimi ritengono, evidentemente, a torto, che l’uso di una semantica ingiuriosa e palesemente diffamatoria possa ritenersi compatibile e/o assorbita dal diritto di critica politica, in una gerarchia di valori evidentemente capovolta.
Dimenticano, forse i colleghi e le autorevoli colleghe, che essendo avvocati godono o meglio dovrebbero godere di una posizione differenziata rispetto al resto dei consociati, atta a farli comprendere e indi stigmatizzare condotte lesive della dignità altrui.
Aderire a condotte lesive per quanto commesse da terzi costituisce un vulnus tangibile all’immagine di una professione la nostra che fa della deontologia ed etica un argine reputazionale invalicabile. #ORABASTA!
L’ERA MELLONE: TRANSUMANZE, AUTOCELEBRAZIONI, ANNUNCI, GRAZIOSITA’ E SCOPIAZZATURE. A QUANDO L’AMMINISTRAZIONE DELLA CITTA’?
L’amministrazione Mellone si sta caratterizzando ogni giorno di più per le scelte censurabili di cui si sta rendendo protagonista – da sempre compiacenti nei confronti di Michele Emiliano e dei suoi seguaci – e per la continua attività di auto santificazione, nonostante gli scandalosi e continui cambi di casacca, nonostante le baraonde nella composizione della giunta e nelle attribuzioni delle deleghe assessorili e malgrado gli infortuni non soltanto legali che hanno coinvolto esponenti di spicco della giunta (offese intollerabili ai cittadini di Nardò; rinvio a giudizio del vicesindaco; congiunto di assessore coinvolto in una vicenda giudiziaria di caporalato e di sfruttamento di lavoratori migranti). A tal proposito, dopo la formale recentissima giubilazione di De Tuglie, Mellone dovrebbe avvertire il dovere “andare oltre” (è il caso di dire) e licenziare dalla giunta la nuora “inconsapevole” dell’imprenditore agricolo indagato e il vice sindaco, oggi rinviato a giudizio. Ma, a quanto pare, in fatto di legalità e trasparenza, Mellone applica la doppia morale in favore dei suoi amici e sostenitori.
E al di là delle soluzioni mirabolanti, annunciate da Mellone e dai vertici regionali, ma finora prive di concretezza, relative alla gestione dei reflui fognari di Porto Cesareo e Nardò, per i quali l’unica cosa certa è che continueranno ad essere scaricati sotto gli scogli di Torre Inserraglio, l’unico atto sciaguratamente tangibile di un’amministrazione inadeguata riguarda l’approvazione della ignobile lottizzazione nell’uliveto monumentale della Sarparea (da notare che, sia per la questione fogna che per la Sarparea, Mellone e i suoi si sono scagliati contro furiosamente quando erano all’opposizione: oggi, potenza della poltrona!).
Per il resto, le uniche operazioni serie a cui si è accostata l’attuale amministrazione comunale sono costituite da scelte dei precedenti amministratori: il bilancio di previsione 2016 (integralmente copiato da quello dell’amministrazione di centrosinistra) e il Piano Comunale delle Coste deliberato dalla giunta Risi, per il quale vanno rimarcati sia il valido lavoro svolto dai tecnici incaricati da quella giunta sia l’impegno appassionato dei componenti di quella maggioranza, teso responsabilmente a perseguire un dignitoso equilibrio fra la salvaguardia dell’ambiente costiero e le occasioni di sviluppo rappresentate da installazioni balneari amovibili sul litorale neritino. Circa il lavoro dal quale scaturì il Piano Coste, va anche ricordato che la caparbia difesa, attuata da Maurizio Leuzzi (assessore dell’epoca) della piena competenza del Comune di Nardò a programmare lo sviluppo del suo territorio, dovette fronteggiare le indeterminatezze prodotte dall’evolvere lento della normativa regionale. Le incompletezze (poi sanate a distanza di tempo) di quella normativa provocarono un rallentamento dell’iter relativo all’adozione del Piano Coste da parte del Comune di Nardò e lasciarono spazi per l’autonoma legittima iniziativa di alcuni imprenditori. Nonostante tali difficoltà, proprie delle fasi iniziali di provvedimenti straordinari, il Piano Coste adottato dalla giunta Risi ha confermato da subito e nel tempo la sua validità. Infatti, le procedure per le assegnazioni oggi in corso sono state avviate sulla base del Piano a suo tempo adottato da quella giunta e l’unico sito già concesso è stato assegnato in forza della procedura conclusa dalla medesima prima dell’approvazione definitiva del Piano.
Rino Giuri, Coordinamento cittadino MDP Art.1