Nardò, 20 agosto _ Da qualche tempo, grazie anche all’impegno di vari programmi televisivi tra cui Le Iene, la vicenda giudiziaria di Chico Forti sta scuotendo l’opinione pubblica italiana e sono in tanti a essersi appassionati a un caso che ha tutte le caratteristiche e i contorni di una vergogna nazionale.
Forti, come infatti ormai molti sanno, ha trascorso gli ultimi 21 nelle carceri statunitensi dopo essere stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, assassinato il 28 febbraio 1998. Negli anni però tantissimi personaggi hanno manifestato pubblicamente le proprie numerose perplessità sull’effettiva colpevolezza di Enrico Forti, tra questi persino magistrati del calibro di Ferdinando Imposiamato e Lorenzo Matassa.
Senza entrare nel merito del procedimento giudiziario e dell’epilogo che ha portato al verdetto di condanna, seppur tra infinite contraddizioni, oggi Chico Forti, la sua famiglia e gli amici che da sempre lo sostengono chiedono a gran voce che possa finalmente tornare in Italia così come l’Italia ha concesso privilegi analoghi a parti invertite.
In una lettera inviata direttamente al Ministro degli Esteri Di Maio, Forti ci tiene ad evidenziare il “credito” che l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti, con un riferimento non esplicito ma evidente al caso Amanda Knox: “Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico, tu hai già diritto di richiedere la commutazione di sentenza.
Abbiamo rilasciato vari cittadini americani inclusi in Italia con sentenze equiparate alla mia. Richieste esaudite in tempi ristretti. Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso”.
Col nostro movimento ci accodiamo a tutte le iniziative sorte in maniera disinteressata e spontanea in tutta Italia, al solo scopo di informare chi ancora non lo sapesse che in America c’è un nostro connazionale che paga con la libertà il prezzo del disinteresse.