Il 20 ottobre 2024 è già una delle date più belle della storia della pallacanestro granata. Una serata da sogno, quasi del tutto imprevista perché maturata alla fine di una settimana emotivamente perturbata. I dubbi e le paure sulla forza tecnica e caratteriale del gruppo di Dalmonte, preso a sonore sberle solo tre giorni prima a Vigevano, sono svaniti lungo l’arco dei 40 minuti. Bologna ci mette classe e stazza, conduce il match a lungo, poi si inceppa, perché il Toro tira fuori il meglio grazie al talento dei suoi uomini migliori, da Mouaha, autentico trascinatore, ai due americani, e a Ebeling. Ma è stata una vittoria di squadra, sudatissima, senza un giocatore importante come Zugno, spiegata (tra le tante cose) con il 60% al tiro da tre o con la difesa pulita (15 falli contro 22). Uno sforzo commovente che si è magicamente mischiato alla passione incontenibile dei tifosi del Pala San Giuseppe. Una connessione sentimentale come è accaduto non tantissime volte in passato.
 
Ma che sia stata la luce in fondo al tunnel di giorni maledettamente complicati emerge chiaramente dalle dichiarazioni del dopo gara, liberatorie e orgogliose. Parole fiere come quelle del neo amministratore unico della società di via Volta, Paolo Avantaggiato. “Da dieci giorni – ha annunciato in conferenza stampa – sono amministratore unico di questa società. Questa sera è stata una grandissima emozione, perché ancora una volta le idee e il cuore governano lo sport. Sono tornato a casa dopo 20 anni, dopo aver fatto lontano esperienze molto importanti, e l’ultima cosa che voglio fare è lasciare un segnale negativo. Da quando sono arrivato ho trovato delle persone che mi hanno dato una mano e che in questi due mesi e mezzo hanno messo la testa sotto la sabbia per lavorare a prescindere, senza un secondo di pausa. Ho letto e ho ascoltato tante parole, che vanno sul personale e feriscono. Non permetto a nessuno di mancarmi di rispetto e prendo l’impegno con le persone che ho accanto e con la fiducia che mi ha dato mia moglie, che ho lasciato a Milano con i miei due figli, che ci faremo trovare pronti se il mercato lo permetterà. Fosse l’ultima cosa che faccio. Io, Malaventura e Dalmonte, non abbiamo assolutamente piacere a retrocedere. La società ci ha dato qualcosa, ci ha dato il privilegio di servirla, io sono orgoglioso di essere leccese e di essere l’amministratore unico di una società del profondo sud che difende i colori del Salento. E non mi stancherò mai a dirlo, rappresentiamo un intero territorio. Così come non mi fermerò mai davanti a delle critiche, anzi sarò ancora più motivato a dimostrare che quello che abbiamo fatto io, Malaventura e Dalmonte, grazie a Tommaso Greco, Cesare Barbetta, Marco Papadia, Alberto Calderoni e Mimmo Carone, è il risultato di questa sera. La voglia, il cuore e le idee”. 
 
La partita con Bologna dovrà essere il manuale d’istruzioni del campionato granata. Il “cosa fare” da qui alla fine, anche perché scritto e applicato contro una delle formazioni più attrezzate della A2. Storia e blasone a parte. Coach Luca Dalmonte è riemerso dalla acque agitatissime dei giorni dopo Vigevano. “Nessuno di noi – dice – nessuno nella squadra o nelle figure di Paolo Avantaggiato o Matteo Malaventura, ha mai perso l’orientamento. Malgrado il fatto di aver impattato con delle onde importanti. Abbiamo giocato una partita in cui c’era il desiderio di dare tutto quello che avevamo, senza risparmiarci emotivamente e fisicamente. Una partita, secondo me, intelligente, contro una squadra che ha 5 giocatori in doppia cifra e uno a 9 punti, dato che esprime tutto il suo valore. Abbiamo giocato di squadra, in una settimana non semplice da tutti i punti di vista, cioè logistico ed emotivo. Siamo consapevoli che a certe condizioni possiamo essere competitivi, questa partita dobbiamo tenerla come punto di riferimento del nostro viaggio. Soprattutto l’ultimo quarto, con un parziale di 27-14″. Poi gli occhi lucidi e un pensiero ai bolognesi, che vivono giorni complicati. Da ex, da emiliano, da persona sensibile. “Consentitemi un pensiero per l’Emilia e per Bologna, una città in cui tra liceo e pallacanestro ho vissuto 10 anni. È una terra in grande difficoltà in queste ore, ai bolognesi invio un messaggio di incoraggiamento e vicinanza”.  
 
Vittoria limpida quella di HDL anche secondo il tecnico della Effe Devis Cagnardi, che ha molte responsabilità da attribuire ai suoi e qualcuna anche alla terna arbitrale. “Innanzitutto – ha spiegato – complimenti a Nardò che ha giocato un’ottima gara. Noi abbiamo fatto una partita di up e down, non possiamo pensare in questo campionato di andare in trasferta e vincere con così tanti alti e bassi. Abbiamo fatto primo e terzo quarto difensivamente molto bene, tenendo gli avversari a 16 e 12 punti, mentre nel secondo e quarto abbiamo subito 27 punti. Troppi errori da parte nostra, troppe volte abbiamo difeso per 22 o 23 secondi senza riuscire ad opporci al tiro finale. Dobbiamo lavorare tanto su questo, abbiamo già avuto questi problemi, anche in partite vinte. La partita di oggi ci ha detto che è un campionato molto difficile, dobbiamo assolutamente chiuderci in palestra e lavorare per migliorare questi aspetti. Guardo in casa mia e dico che abbiamo sbagliato tanto. Credo, però, che i miei giocatori siano stati innervositi dal metro arbitrale, i nostri avversari non sono mai andati in bonus, hanno sempre speso il primo fallo a due minuti dalla fine, hanno sempre avuto la possibilità di usare gli ultimi minuti per bloccare le nostre azioni. Il tecnico a Gabriel è stata una leggerezza del giocatore, però ho visto alcuni atteggiamenti dei giocatori di Nardò che non sono stati nemmeno richiamati. Questo non è il motivo principale della nostra sconfitta, ma è giusto sottolinearlo”. 
 
Il destino ora mette sulla strada di Nardò un altro pezzo di storia, la partita con Brindisi. La prima volta contro una grande del campionato e della pallacanestro, un derby con tanti significati, un match che rende orgogliosa la Puglia del basket e non solo. 
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Ultimo aggiornamento: 02/01/2025
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