Paolo Perrone
Nardò 21 giugno_di COSIMO POTENZA_Lo sfogo del sindaco di Lecce, ormai ex, Paolo Perrone, testimoniato dalla stampa nei giorni scorsi, esprime a chiare lettere come la gioventù moderna dimentichi ben presto i padri genetici ed i propri maestri. Negli anni passati la figura del “maestro” inteso come esperto di saperi più vasti, educatore e preparatore di vita dei giovani adolescenti veniva osannato e rispettato dai propri discepoli per il resto del percorso terreno e ricordato con ossequio anche post mortem.
Non occorre andare nella preistoria per rivedere questa forma di riconoscimento nella figura di “lu Mesciu” perchè nella nostra cultura salentina sino a pochi anni fa era viva nel tessuto sociale e i genitori affidavano i loro figli a questi esempi di bravura nel loro campo di insegnamento, che poteva variare a seconda delle attitudini del ragazzo, dalle materie scolastiche agli apprendimenti artigiani, dalle predisposizioni artistiche a quelle religiose tutte incentrate in una futura crescita del discepolo di turno. Tuttavia, come l’esperienza insegna, molto spesso coloro che erano considerati allievi grazie alle nozioni ricevute dai loro professori erano soliti superare i vecchi precettori nelle materie in cui si riproponevano ma non per questo si permettevano di disconoscere l’aiuto ricevuto dal vecchio insegnante e la validità delle informazioni ricevute. Tra l’altro la bravura o meno del giovane diventato a sua volta “maestro” non era frutto di un’autoreferenzialità dichiarata ma ricevuta, come merito, dalla considerazione delle persone che giudicavano il loro operato.
Oggi è cambiato tutto il modo di pensare le nuove generazioni denigrano i genitori considerandoli incapaci, nell’era di internet imperano i tuttologi, l’esperienza non viene considerata una dote ma un peso che frena il progresso,ci si dimentica e si cerca di nascondere i vecchi educatori con i loro insegnamenti come fossero un’onta da cancellare. Giustamente l’esperto politico Paolo Perrone che ha per lunghi anni accolto da Anfitrione nella propria dimora l’imberbe Alessandro Delli Noci, difendendelo a spada tratta da tutti i nemici che aspiravano a tale privilegio, e da Mentore capace ha tracciato una strada in discesa per il pupillo accolto sotto la sua ala protettrice si è sentito offeso e pugnalato alle spalle dal novello politico che in pochi anni pensa di conoscere tutto dell’ambiente politico amministrativo.
Infatti, come affermato da Perrone nonostante abbia partecipato attivamente all’operato della giunta leccese per il solo fatto di non essere stato premiato con la candidatura a Sindaco, come espressione del centro destra, si è immediatamente tirato fuori dai giochi a pochi mesi dalle elezioni iniziando a sottolineare all’istante le incapacità di governo dei vecchi compagni e amici di partito come se egli stesso nel frattempo fosse stato da tutt’altra parte.
Se ciò fosse vero la figura del giovane candidato ne uscirebbe totalmente ridimensionata nella sua espressione etico morale. Questa presunzione e questo mancato rispetto dei ruoli e delle persone sono le cause della deriva sociale che sta facendo precipitare nel baratro il nostro paese. Giovani rampanti con nessuna esperienza si arrogano il diritto di agire senza ascoltare nessuno, questo è solo il primo passo verso una dittatura che porterà la rovina nelle istituzioni nel nostro prossimo futuro.
Ognuno è libero di commettere degli errori ma quando si amministra una città,una Regione o una Nazione e le scelte personali vanno a incidere sulla qualità di vita di altre persone, gli sbagli non possono essere ammessi se non prima si stabilisce per legge di condannare direttamente e senza clausole di salvaguardia i responsabili di questi disastri.
Nessuno è più povero di colui che non ha gratitudine. La gratitudine è una moneta che possiamo coniare da soli, e spendere senza timore di fallimento.
-Fred De Witt Van Amburgh-
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