Candidature ad hoc e risultati eclatanti alle volte inaspettati anche per gli stessi che gli hanno conseguiti sarebbero lo strumento con cui si sia fatta “pulizia”, forse di quel poco di pulito che ancora c’era.
È così che si è tagliato fuori chi era evidentemente scomodo, poco malleabile o semplicemente non avvezzo a certe pratiche. Siamo in presenza di un condizionamento del libero esercizio di voto?
Parrebbe infatti che dalle questuanti molestie si passasse impunemente, e con disinvoltura, alle minacce e alle intimidazioni, calpestando una delle libertà fondamentali di ciascun cittadino.
Questo tipo di episodi non sarebbero isolati, la pratica della intimidazione da parte di qualcuno al fine di ostacolare ed impedire il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali è diffusa e la gente ha paura di denunciare, parlare e votare liberamente.
Le affermazioni della presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, nel corso dell’illustrazione della relazione sulla trasparenza delle candidature e l’efficacia dei controlli per prevenire l’infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative, non lascia dubbi, queste le sue dichiarazioni: “Vogliamo lanciare un vero allarme perché le amministrazioni locali sono il primo varco di penetrazione delle mafie nella politica e nella pubblica amministrazione”.