Ignorare i nuovi assetti imposti dalle norme nazionali condannerebbe inesorabilmente il territorio di Nardó a perdere ulteriori risorse sanitarie, a danno dei cittadini. Per delineare un ridisegno profondo dei servizi sanitari e assistenziali erogati a Nardò, dovremmo realizzare un PTS (Presidio Territoriale di Salute), mettendo in pratica i princìpi di innovazione, integrazione e appropriatezza imposti dalla legge Balduzzi” è la proposta del consigliere regionale M5S Cristian Casili

che va nella direzione di un forte potenziamento delle cure primarie ed intermedie e che ben si presta alla conformazione del territorio di Nardò, formato da centri abitati di dimensioni considerevoli, ben si presta ad una profonda revisione organizzativa della rete dei servizi. “Una proposta che contrasta decisamente la propaganda della precedente e dell’attuale amministrazione impegnate nella “battaglia” per la difesa dell’inefficace “Punto di Primo Intervento.

 

A supporto della tale del consigliere salentino ci sarebbero i dati del Rapporto Osservasalute 2010, secondo il quale, tra i tanti riscontri autorevoli sul punto, gli ospedali con meno di 120 posti-letto sono non soltanto anti-economici, ma anche un importante ostacolo alla qualità  dell’assistenza e un reale pericolo per il paziente critico. A fronte di una media europea di presìdi sanitari con meno di 120 posti letto inferiore al 20%, nel Sud Italia tale percentuale si triplica, fino ad arrivare al 79% della Calabria.

“Un PTS (Presidio Territoriale di Salute), inteso come anticipazione del modello organizzativo della medicina generale fondato su AFT e UCCP e leva per il cambiamento della sanità regionale. Il progetto potrebbe essere realizzato subito, – prosegue Casili entrando nel dettaglio della proposta – riorganizzando una parte delle risorse già disponibili nel dismesso Stabilimento Ospedaliero di Nardò, il settore dei servizi di assistenza specialistica (poliambulatorio specialistico), coinvolgendo la continuità assistenziale e i medici di base con un approccio innovativo, fondato sul l’individuo e non più sulla patologia.”

Il modello di PTS, spiega Casili, prevederebbe un’articolazione in quattro aree organizzative: “Front office amministrativo” (URP, CUP , ticket, assistenza amministrativa ai cittadini, ecc…); “Servizi socio-sanitari”: SERT, CSM (Centro di Salute Mentale), Consultorio familiare, servizio per l’assistenza socio-sanitaria e l’integrazione culturale e sociale delle popolazioni immigrate, oltre all’attivazione di due centri aperti per la gestione riabilitativa degli anziani con disturbi cognitivi e per minori con disturbi pervasivi; “Servizi sociali”: nel settore sono previsti uno spazio da utilizzarsi da parte dei servizi sociali e del volontariato, uno spazio per le attività amministrative ed uno per il supporto ai medici e agli altri operatori, con particolare riferimento alle funzioni ed alle attività del PUA e dell’UVM (Unità di Valutazione Multidimensionale); “Servizi Sanitari”: le finalità del PTS prevedono la fornitura di servizi in grado di svolgere tutti i processi delle cure primarie (malattie in fase di compenso) ed intermedie (malattie in fase di iniziale scompenso o in fase post-critica) per 24 ore su 24.

Una riorganizzazione che, secondo il consigliere pentastellato, sarebbe necessario che venisse promossa attraverso una condivisione tra istituzioni, organizzazioni e cittadini anche attraverso una solida ed efficace campagna di comunicazione. “Il mio auspicio – conclude – è che si possa trovare feconda collaborazione con la direzione generale e di distretto, con le organizzazioni dei professionisti coinvolti, con le parti sociali e i cittadini tutti, al fine di costruire un modello efficace che anticipi e non si lasci travolgere dai profondi cambiamenti che stanno interessando le normative sanitarie.”

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