Nardò,7 gennaio_di COSIMO POTENZA_Un antico detto, mai smentito, dei nostri nonni ci confermava che “L’Epifania tutte le feste porta via” . Partendo da questo punto fermo nella città , da quest’anno , festaiola per eccellenza vogliamo aprire un analisi non più rimandabile sui continui errori di valutazione compiuti in questi ultimi periodi dalla nostra macchina amministrativa. Abbiamo atteso pazientemente e con speranze mai sopite che gli ingranaggi nel breve periodo, una volta oliati, superati gli scricchiolii iniziali causati dalla ruggine nel nuovo cammino avessero iniziato a svolgere subito dopo il lavoro in maniera egregia soddisfacendo a pieno le aspettative riposte sugli stessi .    Questa attesa nel tempo è risultata non solo inutile ma, purtroppo, lungo il percorso, non sono stati eliminati dalla macchina operativa nemmeno i vecchi difetti che erano una prerogativa di un modello politico sbagliato da seguire e per il quale la nostra cittadina aveva chiesto a gran voce un cambiamento.

Gli sprechi finanziari, notevoli, per inutili spettacoli di piazza in periodi in cui sono necessarie attrazioni diverse continuano ad essere sotto gli occhi di tutti , nel contempo queste manifestazioni non hanno portato alcun ritorno per il paese nè sotto il punto di vista di immagine cultural-attrattiva verso i visitatori nè puramente economico per gli operatori . Inoltre, tuttavia, nel mentre si procede ad impegnare risorse per giochi ludici, diventa impossibile riuscire a racimolare pochi euro necessari per compiere delle analisi sulla salubrità delle acque della nostra falda, contaminata dall’ecomostro Castellino e dai reflui di 26 comuni trasportati giornalmente dal Canale Asso nel nostro territorio, per poter tranquillizzare tutti i cittadini sulla  salute pubblica in prospettiva futura.

Si premiano dirigenti, per altro con l’ennesima bocciatura dei revisori dei conti, mentre si tengono chiusi per mancanza di fondi musei e chiostri che potrebbero sicuramente aggiungere un valore alla nostra offerta turistica.

Questo atteggiamento di distrazione dell’opinione pubblica con attività che creano visibilità apparente ma non una sostanziale crescita territoriale è diventata una pecca ingiustificabile in special modo in un periodo d’oro dal punto di vista turistico in cui non si riesce a fornire ai forestieri il benchè minimo aiuto come informazione territoriale, nell’accoglienza,  nei percorsi guidati per dare il giusto risalto alle bellezze paesaggistico-architettoniche e alle aziende che traggono profitti dall’ospitalità. Pensare di poter amministrare una città piena di questione aperte con soluzioni di facciata e con l’esaltazione continua di un lavoro che svolge la normale quotidianità è un errore imperdonabile. Sarebbe opportuno capire, attraverso una riflessione interna ai gruppi politici che compongono la maggioranza, quale strategia applicare per uscire da questa impasse oramai evidente ai più.

A Nardò ci sembra di rivivere il Renzismo più sfrenato, un regime che si attornia, da vero modello del boy scout, di compagni di merenda per cercare di emulare i propri eroi attraverso le gesta di fanciulli. In Italia è stato già bocciato questo atteggiamento infantile di governo poco incline a risolvere le vere problematiche che i cittadini attendono con ansia.

Nella nostra città non vogliamo arrivare a questa disfatta ma speriamo che si possa giungere a un cambiamento di rotta magari rimescolando la compagine di giunta vagliando persone più capaci e con visioni più ampie per dare una spinta alla nostra economia in ginocchio e alla richiesta spasmodica e pressante di lavoro che sorge da tutte le parti del nostro tessuto sociale.

Occorre abbandonare le vecchie visioni di postificio politico legate all’antico modo di amministrare la cosa pubblica per convogliare all’interno delle mura quelle numerose ricchezze che vengono dilapidate nei territori vicini.

E’ impensabile che la nostra città debba arricchire cooperative provenienti da piccoli centri vicini in tutti i settori ,assistenziali , di sostegno , di servizio mensa, ed altro ancora senza che si possano realizzare nel nostro interno delle realtà che possano soddisfare in maniera egregia le offerte lavorative che la nostra città è costretta a richiedere altrove con enorme danno per l’economia locale e la disoccupazione dilagante.

E’ necessario incentivare gli imprenditori a investire sulle risorse umane o dare la possibilità a giovani e meno giovani di proporre forme sociali di cooperazione che possano aiutare l’amministrazione a svolgere il proprio lavoro ricercando all’interno della città le forze lavoro che possano far funzionare realtà abbandonate o dismesse.

Per fare questo ci deve essere un’apertura al dialogo con annessa una volontà di ascolto delle voci che provengono dai cittadini, è assolutamente impensabile credere di possedere il gene dell’infallibilità mentre chi non siede tra gli scranni di quell’Olimpo ottenuto siano tutti dei personaggi incapaci di suggerire e di proporre soluzioni efficaci per migliorare l’intera la città.

Queste idee dovrebbero essere confezionate di solito dalle forze di opposizione ma in un paese in cui non esistono voci non inclini alla supponenza e soprattutto dove si continua a combattere per un’affermazione storica sbagliata o per un offesa ricevuta è impensabile che da quel ramo del lago di Como possano essere contemplate delle soluzioni apprezzabili per risolvere una sola delle innumerevoli questioni irrisolte sul nostro territorio.

E’ ora di darsi una mossa le feste son finite  occorre rimboccarsi le maniche per lavorare nei posti che competono non certo a svolgere il compito di super eroe in cima a un trattore o nel sollevare pacchi per completare un trasloco , ognuno si impegni per il ruolo per cui che è stato chiamato e lasci agli altri le attività diverse da svolgere .

Solo attuando questo “modus operandi” si potrà venir fuori dalla città dell’apparenza per entrare nel paese dove l’unico pensiero valido risulterebbe essere quello di fornire delle soluzioni per l’ambiente devastato , il lavoro introvabile , la salute ignorata e l’economia perennemente sotto pressione.

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