Poco meno di 40 anni fa c’ero anche io, ancora studente, tra quelli che pacificamente occuparono il consiglio comunale per impedire la lottizzazione di Porto Selvaggio. E ricordo molte persone che ho ritrovato in questi anni, in tante battaglie a difesa del territorio, così come ricordo la contrarietà di Pantaleo Ingusci che paventava “Porto Cemento” al posto di Porto Selvaggio.

Ricordo gli infiniti discorsi sulla ricaduta occupazionale che la lottizzazione avrebbe portato, gli stessi che sentiamo oggi, che abbiamo sentito quando si è parlato del porto a Serra Cicora ma anche durante il periodo delle pale eoliche e dei campi fotovoltaici. Quasi uno scontro tra salvaguardia dell’ambiente e occasioni di lavoro.

Non sono un economista, né un esperto di queste questioni, e allora preferisco formulare delle domande che ogni cittadino dovrebbe porsi e alle quali chi amministra deve rispondere. Inizio, però, con un’affermazione: chi ha guadagnato dalle installazioni di centrali fotovoltaiche a terra sono di fatto le multinazionali che le hanno installate e i proprietari dei terreni. I benefici per la comunità sono nulli visto che le bollette elettriche non sono diminuite, la centrale a carbone di Cerano produce e inquina quanto prima e il territorio di Nardò è diventato più brutto.

È indubbio che il Salento tutto, e con esso Nardò, stia vivendo un momento di notorietà e un aumento di flussi turistici impensabili sino a 20 anni fa, quando Nardò si svuotava alle 8 di sera, d’inverno e d’estate, e per mangiare una pizza toccava andare a Galatone. Con orgoglio vedo piazza Salandra e piazzetta delle Erbe con più turisti di Santa Caterina, vedo tanti locali che lavorano da anni, altri più recenti che, aperti per l’estate, lavorano anche d’inverno. E poi il fenomeno dei B&B: non ci avrei mai creduto 15 anni fa. Sono tanti e lavorano tutti, almeno nella bella stagione.

Da cosa dipende tutto questo? Sicuramente dal fatto che il Salento è entrato a pieno titolo tra le mete turistiche più gettonate. Ma se tale è diventato, è perché offre qualcosa che piace. E piace per il mare, per le campagne e i centri storici, il buon cibo e la cultura, non per i servizi purtroppo. E poi c’è il richiamo di Porto Selvaggio, un richiamo forte a livello nazionale.

E allora chiediamoci: questo nuovo flusso turistico, ancora non consolidato e che potrebbe essere effimero, questi ristoranti e B&B che lavorano, tutto questo è stato forse portato da nuova edilizia residenziale? Dalle multi proprietà del Villaggio Tramonti? Dal Villaggio Santa Rita? Da Santa Caterina Alta o Vacanze Serene? Direi di no, visto che si tratta di turismo settimanale, se non giornaliero. Ma forse questo turismo è legato anche alla mancata lottizzazione di Porto Selvaggio.

Che ricchezza dovrebbe portare, allora, la lottizzazione della Sarparea? Nuove case a vendere, questa volta di lusso. L’unica cosa positiva sembra essere l’albergo che però è previsto affianco alla masseria Sarparea-De Pandi, che rimarrebbe invece diroccata. E per farlo si distruggerebbe un uliveto millenario che andrebbe sì recuperato e valorizzato, ma se lo si distrugge poi bisognerà attendere altri mille anni per riaverlo tale.

Infine, un’esortazione all’amministrazione. Abbiamo un PRG nato vecchio, frutto di compromessi e previsioni infondate. Non lo abbiamo adeguato, pur dovendo, alle leggi urbanistiche e paesaggistiche, e siamo costretti a rintuzzare un attacco dopo l’altro. Si colga questa occasione per redigere un PUG e discutere dell’uso del territorio, possibilmente vietando consumo di suolo nei luoghi di pregio o addirittura nel Parco di Porto Selvaggio, prevedendo gli alberghi che ci servono, meglio ancora se abbinati al recupero di antiche e preziose masserie oggi abbandonate.

 

prof. Giorgio Metafune

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