Bari, 17 gen. Secondo uno studio del Ministero dell’Ambiente vaste aree del foggiano, del leccese e del tarantino sono ad alto rischio desertificazione, il rischio medio è stato registrato in alcune zone della provincia di Bari.

“Oggi mancano nei 4 invasi foggiani di Occhito, Capaccio, Osento e Capacciotti 143,9 milioni di metri cubi d’acqua, rispetto al 17 gennaio 2017  – dice Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia – un deficit idrico che non riesce ad essere compensato evidentemente dalle piogge, divenute improvvise, spesso violente, ma troppo poco frequenti da poter sanare le perdite accumulate nei mesi. Dal 3 gennaio 2018 ad oggi, in soli 14 giorni mancano all’appello 41 milioni di metri cubi d’acqua, che se non vengono parzialmente recuperati nel periodo invernale, durante la prossima stagione estiva renderanno complicata la gestione del ‘bene acqua’ durante la stagione estiva. Per questo va avviato un Programma di azione regionale, in linea con il Programma Nazionale, tenendo sotto costante monitoraggio i tradizionali ed usuali mezzi di approvvigionamento (pozzi ed invasi) e di vettoriamento (condotte), ma anche conoscere i flussi d’acqua che vanno all’industria, al potabile e all’uso irriguo, quelli che in emergenza possono essere prelevati ancora da falde e sorgenti, l’acqua che può essere resa disponibile dai dissalatori e dai depuratori urbani”.

Gli ultimi rapporti dicono che circa il 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione e circa il 41% di questo territorio si trova nel Sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema sempre più drammatico.

“In Puglia le aree affette dal rischio desertificazione sono il 57% – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e il conto pagato dall’agricoltura, soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato. Solo nell’estate 2017 il danno ha superato in Puglia i 300 milioni di euro e il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo fanno il resto. Se dovessero permanere temperature minime troppo alte per la media stagionale, il rischio è che vigne, mandorli e ciliegi, impossibilitati a vivere appieno la fase di quiescenza, subirebbero un ‘risveglio’ anticipato, con fioriture anomale già a febbraio”.

“Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima – denuncia Coldiretti Puglia – che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a siccità perdurante.

Di fronte al ripetersi di queste situazioni imprevedibili diventa sempre più strategico il ricorso all’assicurazione – conclude Coldiretti Puglia – quale strumento per la migliore gestione del rischio. E’ stato potenziato il servizio di assistenza tecnica alle aziende per la difesa delle colture dalle avversità meteoriche e per il supporto alle scelte operative aziendali. In questo contesto è fondamentale riconoscere agli imprenditori agricoli un ruolo incisivo nella gestione del territorio, dell’ambiente e delle aree rurali.”

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