Roma, 23 maggio _Oggi è la giornata di commemorazione della strage di Capaci. Sarà un 23 maggio diverso: social, televisivo, senza piazze e cortei, ma con i balconi pieni di lenzuoli bianchi e tante, tantissime persone affacciate a ricordare le vittime delle stragi di Capaci e Via D’Amelio in un flash-mob promosso da decine di artisti e personalità. Renzo Arbore, Lino Banfi, Elena Sofia Ricci, Marco D’Amore, Carlo Conti, Ficarra e Picone, i Sansoni, i The Jackal, Luca Argentero, Cristiana Capotondi, Massimo Poggio, Roberto Lipari, Salvo Piparo, esponenti dell’antimafia, i segretari generali di Cisl e Cgil Furlan e Landini e tanti altri hanno raccolto l’invito della Fondazione Falcone e hanno rivolto un appello, veicolato sulle pagine social della Fondazione, a partecipare all’iniziativa intitolata “Palermo Chiama Italia al balcone”.
Lenzuoli appesi come accadde, dopo le stragi del 1992, quando i cittadini riempirono di bianco Palermo per gridare no alla mafia, e tutti affacciati alle 18 per ricordare Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Quest’anno, oltre che a loro, la giornata, intitolata “Il Coraggio di ogni giorno”, è dedicata all’impegno di tutti i cittadini che in questi mesi di emergenza del Paese, con impegno e sacrificio, hanno operato per il bene della collettività, medici, infermieri, cassiere dei supermercati, operai, esponenti delle forze dell’ordine che hanno continuato a lavorare per il Paese.
Era il 23 maggio 1992 ed erano circa le ore 18 quando sulla strada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo esplose una carica di tritolo. In transito vi erano le vettura con Giovanni Falcone e la moglie e quella dei tre agenti della scorta i cui nomi erano Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. C’era anche una terza auto che transitava in quel luogo con a bordo gli agenti Gaspare Cervello, Angelo Corbo e Paolo Capuzza che fortunatamente restarono illesi.
Furono gli abitanti del luogo a prestare i primi soccorsi riuscendo ad estrarre vivo Giuseppe Costanza dalla Fiat Croma bianca (ovvero quella che guidava Falcone) che si trovava sul sedile posteriore. L’uomo era vivo ma in stato di incoscienza. Anche Falcone e sua moglie Francesca Morvillo erano ancora vivi. Purtroppo però morirono poche ore dopo per gravi emorragie interne.