Nardò, 24 maggio_ L’ironia merce rara in questo contesto storico dove la litigiosità e il pessimo espediente di raccontare frottole a Rocca Cannucia  usato per tentare, invano, di colmare i vuoti di consensi, politici,contro Mellone & Co. Per le piste ciclabili ci affidiamo alla penna sarcastica di Francesco Fracella  nelle tre fasi secondo l’opposizione: 

Fase 1 – “li sordi”

Il tentativo di inganno strumentale è consistito nel far serpeggiare ed alimentare “giornalisticamente” (è un eufemismo) il concetto dello spreco di risorse comunali nella realizzazione dell’opera.
La realtà, invece, è che l’opera è finanziata – ma sarebbe più corretto dire “interamente pagata” – con fondi appositamente messi a disposizione a livello europeo, da persone evidentemente capaci di guardare oltre la punta del proprio naso.

Fase 2 – “Residenti e commercianti”

Questa fase è consistita nell’alimentare – specie nel momento degli inevitabili disagi causati dai cantieri – il malessere (presunto) dei residenti e soprattutto dei commercianti, trasformando (nella narrazione) via De Gasperi e via Bonfante in una specie di “vie Montenapoleone” neretine, ed additando come causa di ogni eventuale sventura, l’opera ancora in fase di realizzazione.
La realtà, invece, è che la prima “mobilitazione popolare” (in Via Bonfante) va praticamente deserta, e che la seconda (quella di via De Gasperi) più volte annunciata, non si è mai tenuta perchè nel frattempo la ormai quasi ultimata opera, sta restituendo strade letteralmente trasformate in termini di ordine, funzionalità e contemporaneità…  tant’è che, come noi neretini avremmo detto in ben altri tempi: “nno pare mancu ca stai a Nardò!”

Fase 3 – “la conformità al Codice della strada”
(La più divertente e tragicomica.)
Anche ritenendo che meritino delle risposte i dubbi che si sollevano prendendo a cuore le sorti automobilistiche di “cummare Concettina al volante”, sorvolando – con lo stesso stile delle fasi 1 e 2 – sia sulle finalità della segnaletica, che sulle competenze di chi progetta questo tipo di opere.
E, soprattutto, al cospetto del neo (sempre lo stesso) esperto – anche – in piste ciclabili, tirato in ballo dal solito blog d’opinione (che è una cosa ben diversa da “sito d’informazione”)… nella mia piccola, ma sufficiente, aura di presunzione di persona qualunque (tutti ne abbiamo una), non addetta ai lavori, e con un analfabetismo funzionale inferiore alla media: mi limiterei all’affermare di essere abbastanza certo che, in ogni caso, le piste ciclabili non possano essere usate come parcheggio o anche solo come posteggio di comodo “nnanzi a casa”.
Anche quando il guidare “amminchia” è uno stile di vita.

Per predicare bene, è necessario NON razzolare male!
Come minimo.