Negli ultimi giorni qualche allevamento di bestiame nei dintorni di Portoselvaggio ha registrato l’attacco notturno dei lupi e ha dovuto fare i conti con la perdita di qualche decina di capi, oltre a episodi dello stesso tipo nei mesi scorsi in prossimità di Boncore. Ma la presenza dell’esemplare simbolo dei predatori non rappresenta alcuna minaccia per gli uomini. L’amministrazione comunale ha interpellato Giacomo Marzano, biologo, studioso della specie e coordinatore del protocollo d’intesa che la Provincia di Lecce ha siglato con gli enti parco al fine di implementare le attività di protezione e tutela del lupo, ricevendo ampie rassicurazioni per quanto riguarda il rischio che il lupo possa attaccare le persone, avendo un carattere molto elusivo nei confronti dell’uomo. Tutti coloro che frequentano il parco o altre aree isolate, i runners, gli appassionati di mountain bike o di trekking, dunque possono stare assolutamente tranquilli. Il recente caso del lupo degli Alimini, che ha dimostrato una certa confidenza con l’uomo arrivando persino a mordere il polpaccio a un turista, è un caso evidentemente anomalo visto che è stata accertata una sua precedente condizione di cattività.
Il Comune di Nardò, già lo scorso settembre, ha approvato il protocollo d’intesa proposto dalla Provincia che, da un lato, mira alla tutela e conservazione della specie, dall’altro a ridurre al minimo i conflitti con le attività antropiche. Mentre il 27 novembre scorso ha presentato una propria proposta progettuale nel Por Puglia 2014-2020 (Azione 6.5 – Procedura negoziale per la selezione di azioni di monitoraggio di Rete Natura 2000 su habitat e specie della Puglia) includendo l’azione di monitoraggio del lupo all’interno del parco. Attende in queste ore un riscontro formale da parte della Asl, che ha effettuato i sopralluoghi all’interno delle aziende che hanno subito gli attacchi al bestiame.
Il lupo ha una storia complessa sul territorio italiano, considerato che agli inizi del ‘900 la specie si era praticamente estinta a seguito della forte espansione dell’uomo nei contesti naturali. Ad eccezione dell’Aspromonte e di alcune aree impervie delle Alpi e degli Appennini, quindi, per molti decenni non è stata segnalata la presenza del lupo, scomparso insieme ad altre specie come i cinghiali o i caprioli. Il mutare delle condizioni sociali e soprattutto culturali alla fine dello stesso ‘900, con la progressiva riduzione dell’occupazione degli spazi da parte dell’uomo e la crescita di zone protette, ha portato a un ripopolamento della specie lupo, anche nel Salento, dove oggi si conta la presenza di due o tre nuclei e di un numero complessivo di esemplari non superiore a quindici. È chiaro che se l’uomo non corre rischi per la sua incolumità, il lupo è una minaccia per la zootecnia e quindi per i suoi interessi economici, visto che la mancanza di prede naturali lo spinge verso gli animali domestici e gli allevamenti. Questi ultimi, se nei secoli scorsi erano ben protetti dai lupi (le masserie del Salento erano caratterizzate, tra le altre cose, dai cosiddetti muri “paralupo”) oggi non lo sono, complice appunto la scomparsa nel corso degli anni del predatore più temuto. L’invito dell’esperto, dunque, è quello di dotare gli allevamenti di misure di gestione, che possono essere recinti elettrificati e cani adatti alla difesa, come i maremmani o i pastori dell’Asia centrale. Fermo restando il fatto che la legge prevede dei ristori alle aziende danneggiate dall’attacco dei lupi.
“La presenza del lupo – fa notare l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – dimostra che siamo stati lungimiranti qualche mese fa a firmare quel protocollo d’intesa e comunque a muoverci sul fronte del monitoraggio. C’è un problema evidentemente “economico” con gli attacchi agli allevamenti, visto che il lupo non è una minaccia per l’uomo, in nessuna circostanza. Ora ci muoveremo con la Regione, che già ristora i danni agli allevatori, per individuare fondi che consentano alle aziende di attrezzarsi con misure e dispositivi in grado di neutralizzare gli attacchi, dai recinti elettrificati ad adeguati muretti a secco di protezione. Le nostre antiche masserie, che facevano i conti con attacchi molto più massici, si erano attrezzate non a caso con i muri “paralupo” che per secoli hanno difeso il bestiame”.  

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Ultimo aggiornamento: 02/01/2025
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