Festa della Repubblica 2014, Medaglia d’onore ad un neretino deportato e internato, Giuseppe Cucci, nato a Nardò il 10 maggio 1918 e scomparso l’8 agosto 1963 a soli 45 anni

 

​Festa della Repubblica: anche quest’anno una Medaglia d’onore ad un neretino deportato e internato, Giuseppe Cucci, nato a Nardò il 10 maggio 1918 e scomparso l’8 agosto 1963 a soli 45 anni. ​A ritirare l’onorificenza durante la cerimonia organizzata dalla Prefettura lunedì mattina a Lecce, in piazza Italia, in occasione del 68° anniversario della fondazione della Repubblica c’erano i familiari di Giuseppe Cucci: la moglie, Raffaella Manno di 86 anni ed Alessandro uno dei tre figli di Giuseppe Cucci.

​Alla festa del 2 giugno dedicata a “quanti hanno contribuito e contribuiscono a costruire il nostro Paese”, così come ha sottolineato il Prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, erano presenti il Sindaco di Lecce, Paolo Perrone, il Presidente della Provincia, Antonio Gabellone, molti sindaci accompagnati dai gonfaloni e le più alte cariche militari del territorio e alcuni parlamentari salentini.

​Alla cerimonia era presente anche il sindaco Marcello Risi per rendere omaggio alla memoria del concittadino Giuseppe Cucci, insignito dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’Onore per essere stato internato nei lager nazisti nell’ultimo conflitto mondiale.

Sarebbero seicentomila gli italiani deportati e internati nei lager tedeschi per essere utilizzati come manodopera schiavizzata nella produzione di guerra tedesca. Deportati per andare a occupare, alla catena di montaggio, il posto delle generazioni ariane mandate in guerra sui vari fronti, vissero un vero e proprio inferno in terra, inghiottiti da una spirale in cui precipitarono la Germania nazista e i suoi milioni di schiavi, un inferno fatto di fame, distruzioni, desolazione, bombardamenti, morte.

​Il Sindaco di Nardo Marcello Risi, invitato dal Prefetto di Lecce a prendere parte alla cerimonia, con fascia e gonfalone, ha presenziato alla cerimonia dove ha reso omaggio al grande valore e alla testimonianza di vita offerta da coloro che hanno pagato il contributo più alto a tutela dei valori fondanti la Repubblica.

​ “Sono qui” – ha dichiarato il primo cittadino di Nardò – a rappresentare ancora una volta la comunità neretina fiera di aver annoverato tra i suoi concittadini grandi uomini che hanno fatto la storia della Repubblica. Tra questi anche Giuseppe Cucci che per due anni fu prigioniero in un campo di concentramento in Germania e che tornato a Nardò dopo essere stato liberato non riuscì cancellare dallo spirito e dal corpo i segni degli anni di prigionia e di dolore profondo, morendo a soli 45 anni. “

 

La storia di Giuseppe Cucci è la storia di tanti cittadini, anche neritini, internati nei campi di concentramento tedeschi , che allo strazio patito e impresso negli occhi non seppero mai reagire fino in fondo e che consegnarono ad un silenzio misto a pudore i propri dolori e le proprie lacrime.

 

“Non amava raccontare di quegli anni – ci spiega il figlio Alessandro, 62 anni – piuttosto coglieva attimi di vita quotidiana per ritornare a quel passato soprattutto per insegnare a noi bambini il valore delle cose. Il valore del cibo, per esempio, era un tema sul quale si spendeva spesso a tavola quando noi ragazzini facevano capricci davanti ad un piatto magari poco gradito. Lui, che aveva sofferto la fame al punto di nutrirsi solo di bucce di patata, non poteva tollerare la nostra leggerezza di fronte ad un piatto caldo.

Mio padre ci ha lasciato quando io, che sono il mediano dei tre figli, avevo 11 anni. Ricordo tutto di lui. Anche quella tristezza che velava il suo sguardo e che nascondeva i segni di un dolore che non potè cancellare e che lo portò presto ad ammalarsi e a spegnersi. Fu il suo cuore a non reggere più.”

 

In effetti Giuseppe Cucci dopo i due anni di internamento nel lager nazista in Germania venne liberato e rimpatriato in Italia nell’agosto del 1945. Si arruolò nel Corpo della Polizia di Stato lavorando sempre fuori Nardò. Per un lungo periodo prestò servizio a Bolzano. Ma le sue condizioni di salute, sempre precarie, non gli permisero di continuare a svolgere quel lavoro che pure amava molto. Così nel 1950 fu congedato per causa di servizio, probabilmente, come spiega il figlio Alessandro, per i traumi riportati durante la prigionia.

Tornò cosi a Nardò dove però si spense a 45 anni, nel 1963.

Due giorni fa a Lecce in occasione della Festa della Repubblica il riconoscimento di un onorificenza che ha commosso e colpito la famiglia Cucci per la partecipazione che l’evento ha prodotto nella comunità.

“Una medaglia che rende onore ad un grande cuore – conclude la sua testimonianza il figlio Alessandro – colpito dall’orrore e dalla tragedia che hanno devastato l’Europa, settant’anni fa. Un uomo semplice come tanti suoi amici e concittadini, vittime della stessa deportazione, che la vita ha segnato irrimediabilmente. Il mio pensiero và agli altri neritini che come mio padre hanno dovuto affrontare l’orrore e lo strazio durante la prigionia e patire a lungo anche dopo, combattendo con i ricordi o meglio tentando una rimozione che il più delle volte li ha travolti fino a spegnerli. “

 

 

Ed anche per onorare la memoria di cittadini italiani semplici e sobri come questi che in ossequio alle direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri, condivise dalla Presidenza della Repubblica, la manifestazione del 2 giugno 2014 si è svolta all’insegna dell’Essenzialità, pur serbando il senso profondo della celebrazione, quella di una manifestazione rivolta ai cittadini e a quanti hanno contribuito e contribuiscono a costruire il nostro Paese.

​Ma la cerimonia di lunedì mattina è andata oltre la sobrietà, puntando alla condivisione più ampia dei contenuti della manifestazione che saranno inseriti sulla piattaforma di e-learning Cultura della Repubblica. Così i valori fondanti la Repubblica Italiana saranno riaffermati oltre la data del 2 giugno, secondo un progetto di formazione a distanza coerente con gli obiettivi europei della scuola 2.0.

 

 

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