Le dichiarazioni fatte in questi giorni da diversi amministratori regionali e locali, da alcune associazioni e da molti liberi pensatori, a seguito delle forti affermazioni fatte sulla stampa dai rappresentanti della società che intende realizzare a Nardò il” Resort Sarparea”,
oltre a mettere a nudo gli ingiustificabili ritardi degli enti pubblici nell’esame della pratica hanno consentito di far conoscere all’opinione pubblica i tanti pensieri, convinzioni, giudizi esistenti sull’iniziativa. Le contrastanti opinioni espresse sull’intervento in questione, simili a quelle manifestate in occasione della presentazione di precedenti richieste, anche se spesso diverse nei contenuti, inducono a fare una profonda riflessione e chiedersi quali sono le scelte da compiere o privilegiare perché la città cresca ed a quale modello è necessario rifarsi per realizzare un valido e sostenibile sviluppo del territorio.
Come pensano che possa crescere l’economia, l’occupazione, la ricchezza pro-capite quelli che manifestano i propri convincimenti solo ogni qual volta a Nardò si parla di nuove iniziative e investimenti da realizzare e poi scompaiono? La discussione su ogni singola iniziativa è apprezzabile e condivisibile ma quando si esprimono delle opinioni, favorevoli o contrarie che siano, è necessario contestualmente rimboccarsi le maniche e passare senza indugi all’analisi della proposta, all’esame delle cause che frenano o facilitano il percorso della pratica altrimenti si generano false illusioni, rischiose attese, pericolose reazioni che mettono a dura prova la credibilità di una comunità.
Ora che la città è drammaticamente ferma non è forse giunto il momento di uscire allo scoperto e dire come si vuole che cresca? Quali sono i settori e le attività verso cui indirizzare gli investimenti pubblici e privati? Quando s’intendono prendere le dovute iniziative per ricercare le cause di una stagnazione che non lascia sperare niente di buono per il futuro? Non ci si può mostrare attenti e sensibili in alcune circostanze e poi lasciare che tutto rimanga fermo !
I nostri giovani perché non devono rimanere nella terra in cui sono nati ? Perché le migliori risorse umane e finanziarie che la città conta non devono essere investite sul suo territorio?
Nel comune di Nardò, pur dotato dal 2001 di un piano regolatore generale, da diversi anni ogni iniziativa che viene presentata, e che non riguarda servizi e manutenzioni ,si blocca perché le diverse amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo non hanno ancora provveduto ad approvare il PUTT/Puglia che in attesa del PPTR continua a disciplinare attraverso le NTA la pianificazione del suo territorio. Tali ritardi hanno di fatto bloccato ogni attività e congelato la crescita della città. A dissuadere molti imprenditori a rivolgere i loro interesse su Nardò e creare nuove iniziative è stato proprio questo modo di fare che ha provocato conseguentemente il collasso dell’intera economia cittadina.
Non si può consentire che valga ancora l’affermazione “ ….e le stelle stanno a guardare ” se si vuole che la città esca dallo stato di abbandono in cui è stata relegata .
Rino dell’Anna