La seduta del Consiglio comunale di ieri sera, tra le altre cose, ha consentito l’approvazione degli elaborati del progetto esecutivo di ampliamento dell’edificio scolastico di via Pilanuova, finalizzato alla realizzazione di nuovi spazi da destinare a mensa scolastica e finanziato dal PNRR con 290 mila euro. Un’approvazione imposta dall’art. 14 del Testo unico dell’edilizia (D.P.R. n. 380/2001) – si tratta, di fatto, del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici – e collegata all’intervento principale di realizzazione di una mensa scolastica con centro cottura a servizio della stessa scuola (finanziata sempre dal PNRR con 1 milione 235 mila euro).
Nel corso della seduta, poi, il sindaco Pippi Mellone ha duramente risposto ai rilievi polemici dell’opposizione sia circa le richieste di chiarimento da parte della Corte dei Conti relative ai bilanci di alcuni passati esercizi finanziari dell’ente, sia circa il debito fuori bilancio (di circa 49 mila euro per complessivi sette giudizi) approvato ieri dal Consiglio per le spese di giudizio scaturite dai ricorsi di tre ex dirigenti comunali, che com’è noto avevano chiesto nel 2016 l’annullamento della rotazione dei dirigenti nei settori (conservando il ruolo di dirigente).
“Alle richieste della Corte dei Conti – ha detto il primo cittadino – abbiamo già risposto nel giro di pochi giorni con un documento di 14 pagine e 20 allegati. Sono chiarimenti che dalla Corte arrivano a centinaia e ogni anno a tutti i Comuni italiani. Ma qui balza agli occhi per l’ennesima volta la determinazione cieca con cui certa gente che siede in quest’aula lavora da anni contro Nardò e i neretini a suon di esposti e denunce. Che, per la verità, sbattono tutte contro un muro, ma sono significative del fatto che questi signori altro non sanno fare dopo essere stati asfaltati sul piano politico. Del resto, sono gli stessi consiglieri comunali indicati come testimoni in processi contro l’ente, che dovrebbero servire.
Quanto alla storia ridicola dei debiti – ha continuato – com’è noto a chi non è in malafede, si tratta dell’ammontare delle spese per investimenti, cioè mutui per opere e servizi di cui questa città aveva disperato bisogno dopo 40 anni di Medioevo amministrativo: nuovo palazzetto, lungomare, rete idrica e fognante in zona Pagani e nuovo commissariato (in quest’ultimo caso, peraltro, il mutuo è stato cancellato perché l’opera sarà interamente finanziata dal Ministero dell’Interno). Interventi indispensabili che oggi censurano perché hanno un costo, ma che quando approviamo dicono che sono insufficienti. Il palazzetto è piccolo, il lungomare è corto, la rete fognaria doveva essere il doppio e così via. Schizofrenia, diciamo. Chissà perché non le hanno fatte loro e non le hanno fatte loro a costo zero quando governavano questa città. Senza considerare gli 80 milioni di investimenti a fondo perduto grazie a finanziamenti di Regione Puglia, Governo centrale e Ue portati a casa portati a casa in questi incredibili e bellissimi 9 anni grazie al nostro lavoro e alle nostre capacità di programmazione.
Infine, quanto alle spese di giudizio sui ricorsi degli ex dirigenti, ribadisco qui che questa amministrazione crede nel primato della politica. Ed io sono orgoglioso delle scelte fatte e della rivoluzione che Nardò ha conosciuto. Quel cambio di passo all’interno degli uffici ha portato giganteschi benefici alla città. Tutto quello che abbiamo fatto, peraltro, è stato premiato dai cittadini con il 74% dei consensi. Se ne facciano una ragione questi falliti. Politicamente, s’intende. Noi siamo ancora qui, a dispetto di chi nell’estate del 2016, scommettendo sull’ostracismo di qualcuno, diceva che non saremmo arrivati a Natale”.
Sempre ieri sera, infine, l’aula ha deliberato di richiedere alla Regione Puglia di concessione di un finanziamento a fondo perduto (circa 40 mila euro) per l’acquisizione dei terreni di località Li Schiavoni, sui quali insiste un interessante insediamento fortificato di origine messapica, già al centro di una campagna di scavo e di ricerche dell’Università del Salento. La delibera autorizza, in caso di esito favorevole della richiesta, l’acquisizione dell’area archeologica al patrimonio comunale per consentire una migliore conservazione della stessa, oltre che la prosecuzione delle ricerche e quindi una più profonda valorizzazione culturale e turistica dell’area stessa.
