Siamo forse alle ultime battute sulla riforma del Senato. La proposta del governo va nella direzione giusta, ossia nella direzione di costituire un Senato con 100 senatori di cui 95 eletti dai Consigli regionali e 5 di nomina del Presidente della Repubblica.

 

 

Ciò che non convince di questa riforma è l’elezione di secondo livello dei senatori (da scegliere fra i già eletti nei vari consigli regionali).

 

E’ una sconcezza logica e politica per le seguenti ragioni:

 

gli eleggendi a Senatori sono già Consiglieri regionali e quindi con un mandato esplicito e specifico: governare la propria Regione. Non ha senso che un Consigliere regionale diventi Senatore per andare a discutere di problemi dell’autonomia regionale in un consesso (il Senato) dove esistono veri e diversi conflitti di interesse legati alla propria e altrui regione. E’ un conflitto di interesse diretto che si crea fra l’eletto, i colleghi, i problemi regionali che va a ledere l’imparzialità, la terzietà e l’unitarietà.

 

Meglio una elezione diretta dei Senatori, tanti per Regione (p. e: 5 per regione, cioè 95 ) e affidare a questi la gestione delle problematiche e dei conflitti (perché poi di questo in sostanza si tratta) tra legislazione statale e regionale, tra Costituzione e statuti Regionali, tra regione e autonomie locali.

 

Il resto della proposta del Ministro Boschi va bene.

 

Altro conflitto è l’immunità.

 

La Costituzione repubblicana prevede all’Art.68 che “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.

 

Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza.

 

Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”.

 

Le vicende amministrative degli ultimi anni hanno dimostrato a sufficienza che molti Parlamentari sono invischiati in vari reati, specie quelli di corruzione, di scambio dei voti, di falso in bilancio, di associazione esterna a alla mafia, di scandali a vario titolo ecc. ecc.

 

Ora parlare di immunità per riparare i Parlamentari dalle varie accuse o pseudo persecuzioni messe in atto da Enti o poteri dello stato o da privati è un oltraggio al buon senso e all’intelligenza del Popolo italiano.

 

Il Parlamentare se veramente tale deve essere onesto, leale e corretto; deve tenere con onore il suo ruolo, deve essere un “esempio sociale”, un modello concreto per tutti e non deve essere scalfito per nessuna ragione da atti o fatti che possono mettere in dubbio la sua reputazione e la fiducia accordata dal popolo.

 

L’assurdo di questo momento storico che vive momenti drammatici di involuzione dei costumi democratici a causa dei tanti fatti di corruzione, di scandali, di arresti, di loschi affari personali, è come si possa ancora pensare di accordare l’immunità totale a soggetti che macchiano continuamente senza pudore il proprio status di Parlamentare.

 

Sono soggetti da sottoporre a ludibrio, a ostracismo politico-amministrativo e non ad incensamenti o a perdono o a vitalizi. I reati commessi dal Parlamentare sono reati contro la società, l’ordinato sviluppo della stessa, la sua emancipazione e la democrazia rappresentativa.

 

Questi sono reati da male assoluto!

 

I Padri costituenti, riuniti in Assemblea subito dopo il fascismo, con l’introduzione dell’immunità volevano mettere al riparo i Parlamentari da eventuali responsabilità legate alla diffusione del proprio pensiero e dei voti espressi nel Parlamento nell’esercizio delle proprie funzioni.

 

Qui sta il punto. Nell’esercizio delle funzioni proprie di Parlamentare; fuori dal Parlamento il suo dire e il suo fare non possono originare o compiere azioni, fatti o espressioni che vanno contro la morale, il comportamento civile, l’onore di Parlamentare, di amministratore e di rispetto delle regole democratiche.

 

Si condivide la proposta di reintrodurre l’immunità anche nel nuovo Senato a condizione che la stessa sia ridotta ai casi strettamente connessi con la funzione di Parlamentare.

 

Ogni altra estensione è un privilegio che lo rende cittadino al di sopra delle regole dell’ordinarietà civile e civica.

 

In definitiva o si è persone corrette, oneste fino all’inverosimile e quindi eleggibili a Parlamentari perché veri rappresentanti/portavoce del popolo, oppure si è inidonei e quindi fuori dalle competizioni elettorali.

 

Ovviamente l’occasione è ghiotta perché il Parlamento crei tutti quei paletti che impediscano infiltrazioni e presenze di soggetti immorali, scorretti, corrotti e disonesti.

 

Il momento è propizio per rigenerare, attraverso nuove regole, quella classe politica i cui affari personali e di gruppo di questi ultimi anni hanno pervicacemente procurato la deriva del costume italiano e il suo rispetto nel mondo.

 

Ad mayora!

 

Nardò 23 giugno 2014

 

Giovanni PERO’

 

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