Sulla Xylella fastidiosa, da agronomo salentino specializzato tra l’altro in olivicoltura e in chimica dei suoli ho già avuto modo di dire più volte la mia, sia sui territori che abitualmente percorro sia sui giornali.

Nell’ottobre 2013, un po’ prima che scoppiasse mediaticamente la “sindrome da batterio”, ricordo una mia intervista rilasciata sull’argomento al National Geographic, prestigiosa rivista internazionale, e già allora puntavo il dito sul cattivo stato fitosanitario degli ulivi salentini che nulla aveva a che vedere con Xylella. Da allora tanti sono stati i tavoli istituzionali, le assemblee tra produttori e gli incontri con cittadini e olivicoltori in tutta la Provincia di Lecce, che mi hanno visto impegnato a stimolare la politica a cambiare rotta, la risposta è stata quella di un assordante silenzio. Oggi arriviamo dopo un anno dalla pubblicazione delle linee guida regionali per il contenimento della diffusione del batterio, alla nomina di Giuseppe Siletti in qualità di commissario straordinario per l’emergenza ulivi.

Nella Sala Conferenze dell’Hotel Tiziano, lunedì scorso, chiedevo pubblicamente all’assessore Nardoni, se lui e i tecnici regionali avessero un minimo di pudore nel proporre queste misure fitosanitarie e di controllo inutili, ancor prima che utopiche e dannose.

Le prime dichiarazioni del neo commissario Siletti non ci fanno ben sperare, anzi ci allarmano ancora di più. Ci stiamo prendendo in giro, e a farne le spese è il comparto agricolo ed economico più importante di Puglia. In provincia di Lecce, considerata totalmente come zona infetta, abbiamo 96.000 ettari di ulivi su 170.234 ettari di superficie agricola utilizzata (SAU), a queste vanno aggiunte tutte le altre superfici boschive, di macchia, di pascoli e del verde urbano dove il polifago Philaenus spumarius, additato come responsabile della trasmissione del batterio, è presente senza soluzione di continuità. Servirebbe un “bombardamento” chimico aereo sincronizzato per nebulizzare tonnellate di fitofarmaci su tutto il territorio, città comprese per avere un minimo di effetto nella riduzione delle popolazioni del vettore. A Nord della Provincia di Lecce sarà comunque una ecatombe ecologica: una fascia di eradicazione di 1 km, un cordone fitosanitario di 2 km, una zona cuscinetto di ulteriori 2 km. In queste zone verranno applicate le misure più restrittive, dalla estirpazione delle piante di ulivo infette a quelle non produttive, tipiche del paesaggio salentino e che costituiscono importanti corridoi ecologici.

Una semplificazione drammatica della biodiversità che culminerà con la distribuzione di prodotti chimici (imidacloprid, buprofezin, dimetoato, deltametrina, lambda cialotriba, clorpirifos metile*, etofenprox*) il cui impatto ambientale andrà a sommarsi alla distribuzione di diserbanti, concimi chimici oltre ai danni già causati da Cerano, Ilva etc. Ricordo che i ricercatori americani presenti a Gallipoli a Ottobre scorso in occasione del simposio internazionale hanno dichiarato che le predette estirpazioni e misure di controllo in California non hanno dato alcun risultato.

Va aggiunto ancora che a seguito delle misure comunitarie e regionali sono stati messi in ginocchio i vivaisti salentini che non possono spostare e vendere specie arbustive e arboree esenti dalla problematica, cagionando un danno economico rilevante in questo periodo di crisi che sta attraversando il settore. Il blocco dei lecci, tanto per citare un esempio, ha impedito il loro importante utilizzo in opere di rimboschimento.

Una vera e propria iattura ambientale insomma.

Tornando al Commissario straordinario, Siletti, si vuole obbligare i produttori a eseguire trattamenti chimici e agronomici senza considerare la dimensione economica delle aziende olivicole salentine fin troppo polverizzata e che non consentirà alla maggior parte dei piccoli produttori, che detengono la percentuale più alta di SAU olivicola, di poter adempiere alle misure prescritte.

Alle associazioni di categoria e alla politica verrebbe da chiedersi dove erano quando nel Salento si perpetrava la più grande frode comunitaria di tutti i tempi, cioè il mancato rispetto delle norme di condizionalità per il mantenimento degli oliveti in buone condizioni agronomiche e ambientali, generando rendite parassitarie a seguito del disaccoppiamento dalle produzioni, con conseguente abbandono della coltivazione e cura dell’olivo.

Pertanto a Siletti si chiede di essere più pragmatico e meno compulsivo rispetti agli organi tecnico-politici regionali. In tal senso occorre adottare tutte le misure agronomiche tradizionali, corretta gestione del suolo, delle risorse idriche, delle concimazioni organiche, delle potature.

Non c’è altra strada se non quella di un ritorno immediato alla cura e coltivazione dell’olivo. Ma le risorse economiche per attuare questo piano agronomico ci sono?

Da qui deve partire Siletti. Tutto il resto è solo ulteriore spreco di denaro pubblico a danno del nostro paesaggio.

 

Cristian Casili

Candidato consigliere alla Regione Puglia per il MoVimento 5 Stelle

 

Sito internet: www.cristiancasili.it

E-mail: m5stellenardo@gmail.com

FB: Cristian Casili

Meetup: Meetup Nardò – Amici di Beppe Grillo

 

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