Ci risiamo, sintonia perfetta in periodi di consultazioni elettorali fra due componenti fondamentali, la prima le politic la seconda quella da biasimare, la stampa asservita a tale scopo, che per colore politico e linea editoriale, naviga sulla stessa lunghezza d’onda della prima. Non possiamo affermare che si giri intorno alle parole più di tanto, la notizia bisogna darla con dovizia di particolari, con le dovute indicazioni e con un preciso richiamo, fuori tempo massimo aggiungiamo noi, all’osservanza della “legge Delrio”. Perdonateci ma ci vien da sorridere.

La versione, da qualsiasi latitudine la si guardi, è pressoché la stessa. Non si tratta di convincere o esortare ma quello di Risi alla sua giunta è palesemente un ricatto: “o in linea con me, oppure vi dimetto tutti”.

Noi però vogliamo essere buoni, lo chiameremo pressing del primo cittadino, forse eccessivo, ma si tratta comunque di un pressing politico, e non di un “ricatto”. Del resto potrebbe essere semplicemente un caso che la giunta e parte della maggioranza non sostenga la linea politica di Risi alla imminente consultazione elettorale regionale.

Qualche considerazione sarebbe però utile farla. Per esempio si potrebbe pensare che il dissenso verso il primo cittadino sia una questione di principio. Del resto abbiamo una giunta e una maggioranza che non rispetta proprio quegli accordi in forza dei quali si mantiene ancora in essere e che potrebbe, di contro, non voler rimanere a bagnomaria fin oltre l’estate anche solo per dignità.

La vicenda nei suoi molteplici risvolti potrebbe quindi paradossalmente portare il comandante Risi, con un cambio repentino di ruolo, di fronte al plotone di esecuzione, la sua stessa Giunta! Di fatti, giocando d’anticipo, le Truppe potrebbero optare per rimettersi alla volontà degli elettori prima della scadenza naturale del mandato svuotando così l’ultimatum di Risi.

Questa ipotesi delegittimerebbe e metterebbe in discussione l’azione amministrativa del primo cittadino, facendo perdere forza e credibilità a ogni futura proposta politica. Soprattutto a quella che, nelle intenzioni di Risi e del PD locale, vedrebbe una probabile sua ricandidatura alle prossime elezioni amministrative.

Sta per chiudersi dunque un ciclo e questa amministrazione lascia ai cittadini di Nardò nuove incertezze dal punto di vista socio-economico, territoriale ed ambientale, ma anche certezze a proposito della centralità della questione etica e morale nelle scelte politiche.

Ed è qui la chiave di svolta. La possibilità di un ricambio generazionale che rivoluzioni gli schemi del fare politica, come ad esempio quello di comprendere che i mezzi per dare lavoro o sostentamento a chi non ce l’ha devono comunque essere legali e trasparenti. Impedire che sia sulle spalle di quanti, senza salario e senza prospettive, che si persegua il magico ed inebriante personale potere. Deboli, strumentalizzati al solo scopo di esercitarlo e perpetuarlo.

Essere mossi da logiche di questo tipo vuol dire abbandonare l’agire politico nel senso positivo e più nobile della parola, anteponendo il proprio interesse a quello della collettività.

Il cambiamento dovrebbe arrivare soprattutto da noi cittadini-elettori, senza nascondersi dietro un dito. Siamo anche noi a volte complici di questo sistema. Andare supinamente a chiedere il favore all’amico politico, pretendendo di migliorare la propria situazione personale acquisendo una tessera di partito o ancora peggio ungere il potente di turno per far valere i propri diritti, spesso fatti passare per concessioni, è un modo per contribuire a stabilizzare il malgoverno e il malcostume.

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