AGI) – Catania, 21 apr. – “Il comandante beveva vino, era ubriaco e fumava hashish mentre era al timone, poco prima che il barcone si scontrasse con la nave porta container portoghese…”. A raccontare all’AGI i tragici momenti del naufragio dinanzi alle coste libiche a 73 miglia dalle coste e’ uno dei minori sopravvissuti, adesso in un centro di accoglienza di Mascalucia a Catania.
Il giovane parla in ‘bangli’ la sua lingua d’origine e viene tradotto da un interprete italiano, confermando quanto sostenuto dalla procura di Catania e cioe’ che l’affondamento e’ stato provocato dalle manovre errate dello scafista al comando del barcone che hanno determinato la collisione con il mercantile, e dagli spostamenti bruschi dei numerosi migranti a bordo presi dal panico.
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“Quando il nostro barcone si e’ scontrato contro la nave, dopo le manovre del comandante che beveva vino, era ubriaco e fumava hashish mentre era al timone, ci siamo spaventati. Tutti siamo corsi verso la prua, e cosi’ si e’ prima inclinato e in cinque minuti il barcone si e’ inabissato.
Mentre andavamo giu’ con l’acqua che ci travolgeva, sentivamo le grida dei nostri fratelli chiusi a chiave nella stiva…”. A parlare ancora all’AGI dei tragici momenti del naufragio dinanzi alle coste libiche a 73 miglia dalle coste e’ uno dei minori sopravvissuti, adesso in un centro di accoglienza di Mascalucia a Catania. Il giovane parla anche del suo miracoloso salvataggio: “Sono caduto in mare e sono rimasto per oltre mezz’ora in acqua prima che mi lanciassero una fune alla quale mi sono aggrappato. In mare c’era tanto buio e, in acqua, persone ovunque, non ho visto bambini, ma tanta gente disperata. A salvarmi e’ stato un marinaio filippino”. “Per due anni – continua – ho lavorato duro come meccanico in Libia per potere comprare il biglietto di sola andata per l’Italia. Su quella barca eravamo in tre i bengalesi, e tutti e tre siamo riusciti a salvarci perche’ eravamo sul ponte piu’ alto. Un altro che si trova qui con me in questo centro ha perso la sorella di 19 anni, non sa piu’ dove sia finita”.(Agi)