“L’attenzione all’innovazione e alle PERSONE e la VICINANZA TERRITORIALE sono alla base dei risultati di eccellenza raggiunti da poste italiane..” (sito di Poste Italiane)Dopo il marasma di polemiche, dichiarazioni, richieste di tavoli di confronto e svariati fiumi di inchiostro
versati sull’argomento, ci sentiamo di mettere un punto chiarificatore su l’inqualificabile questione dell’ufficio postale di Santa Maria al Bagno e sui colpevoli e correi di una situazione effettivamente dannosa e paradossale per tutta la comunità neretina.
Poste Italiane, sempre più lontane dall’essere quell’innovazione millantata dal sito aziendale, procede spedita verso la quotazione in borsa, dunque alla privatizzazione (a detta di qualcuno l’ennesima svendita dei gioielli di famiglia) mettendo in secondo piano i clienti, le cosiddette “persone” , per dedicarsi a servizi più remunerativi come la logistica e la consegna pacchi.
In queste operazioni l’AD di poste italiane, Caio, riceve l’aiuto del celeberrimo governo Renzi che nella legge di stabilità prevede “l’introduzione di misure di razionalizzazione del servizio e di rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull’intero territorio nazionale”. In soldoni il Presidente del Consiglio e il Partito Democratico dicono a Poste Italiane, chiudete dove serve e diminuite gli orari del servizio per risparmiare.
Questa scelta è di base contraria alla direttiva UE sui servizi postali che prevede l’obbligo di recapito quotidiano almeno 5 giorni a settimana.
A Nardò e più precisamente a Santa Maria al Bagno è accaduto esattamente questo.
Poste Italiane ha definito economicamente non sostenibile l’ufficio e ne ha decretato la riduzione di giorni e orario.
Chiaramente quello neretino non è l’unico ufficio ad aver subito la sforbiciata , casi analoghi sono stati registrati in tutta Italia, ma una buona parte degli altri comuni interessati non sono rimasti inermi a subire questo piano di Poste italiane contrario alle norme UE e che lede i diritti dei cittadini. In Toscana ben 59 comuni hanno presentato ricorso al TAR i quali giudici hanno optato per la sospensiva della chiusura degli uffici postali relativa a tutti i comuni che avevano fatto ricorso. Ma i ricorsi fioccano in tutto lo stivale, tutti con lo stesso esito, sospensiva della chiusura e della riduzione di orario.
Ed il ruolo di Nardò in questo marasma di ricorsi e sospensioni?
Chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere.
In consiglio comunale è stata approvata una delibera per “attivare ogni possibile azione in ordine al servizio postale universale al fine di garantire anche nelle frazioni di tutti i comuni, senza distinzione, un servizio postale di qualità e funzionale alla comunità ..” questo panegirico per dire che Nardò avrebbe fatto (logicamente) ricorso?
Direbbe ogni cittadino medio.. NO.
Loro vogliono “aprire un tavolo di concertazione con le amministrazioni locali per avviare una discussione sull’oggetto dell’ipotetico ridimensionamento al fine di scongiurare la possibile chiusura delle sedi di uffici postali.”
Insomma, il nulla cosmico dell’ennesimo tavolo di concertazione.
L’unico accenno al ricorso lo troviamo in un emendamento del consigliere Giuseppe Mellone, approvato dall’assise, in cui si invita il sindaco a presentare un ricorso al TAR. Ad oggi di questo ricorso non vi è traccia, l’ufficio di Santa Maria al Bagno funziona a giorni alterni e i disagi per i cittadini crescono.
Andremo fino in fondo alla questione, è daremo ogni tipo di supporto che possa essere d’aiuto ai concittadini di Santa Maria al Bagno.
Il vero “pacco” è stato recapitato a Nardò 4 anni fa e si spera, grazie alle coscienze dei cittadini neretini, che tra qualche mese venga spedito via, il più lontano possibile.
Lorenzo Tondo
Florindo Cefalo
Gianni Casaluce
Giordano Greco
MoVimento Cinque Stelle Nardò.