Diffusione di fitopatologia, falso ideologico, violazioni colpose e dolose delle disposizioni ambientali, deturpamento di bellezze naturali, turbativa violenta del possesso di cose immobili. Queste le ipotesi di reato individuate dalle magistrate Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci della Procura di Lecce che hanno appena concluso le indagini sulla “frode xylella”.

In questo momento stanno ricevendo gli avvisi di garanzia:

•Giuseppe Silletti, 63 anni, comandante regionale del Corpo Forestale e commissario straordinario per l’emergenza xylella;

•Antonio Guario, 64 anni, in qualità di ex dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale di Bari;

•Giuseppe D’Onghia, 59 anni, dirigente del Servizio Agricoltura area politiche per lo sviluppo rurale della Regione Puglia;

•Silvio Schito, 59 anni, dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale di Bari;

•Giuseppe Blasi, 54 anni, capo dipartimento delle Politiche europee ed internazionali e dello Sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale;

•Nicola Vito Savino, 66 anni, professore universitario e direttore del centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura Basile Caramia di Locorotondo (CLICCA QUI PER INCHIESTA SUL BASILE CARAMIA);

•Franco Nigro, 53 anni, micologo di Patologia vegetale dell’università di Bari;

•Donato Boscia, 58 anni, responsabile della sede operativa del Cnr dell’istituto per la Protezione sostenibile delle piante (CLICCA QUI PER LE DOMANDE A BOSCIA SENZA RISPOSTA);

•Maria Saponari, 43 anni, ricercatrice del CNR dell’istituto per la Protezione sostenibile delle piante;

•Franco Valentini, 44 anni, ricercatore dello IAMB .

Tutto ciò che è riportato e provato dal libro Xylella Report, per la cui redazione ci si è basati su documenti ufficiali, viene confermato dalle indagini della Procura di Lecce che, non a caso, aveva acquisito agli atti sin dal principio la nostra inchiesta giornalistica:

non c’è prova che la Xylella fastidiosa sia stata importata dal Costarica;

non c’è prova che sradicare gli ulivi blocchi la diffusione di fenomeni di disseccamento (è anzi vero il contrario);

manca ogni prova di patogenicità;

è invece provato che l’uso massiccio di pesticidi provoca gravi problemi alla salute pubblica.

Le dottoresse Mignone e Licci hanno posto la loro attenzione sui campi di sperimentazione della lebbra dell’ulivo: gli stessi dove si è poi diffusa la Xylella (CLICCA QUI PER NOSTRA INCHIESTA ESCLUSIVA SULLO “STRANO CASO DELLA LEBBRA DELL’ULIVO).

Il procuratore capo Cataldo Motta ha anche firmato un decreto di sequestro preventivo

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