Contatterò nelle prossime ore il direttore generale dell’ASL Lecce, Silvana Melli, per riportare la questione sui giusti binari scongiurando il trasferimento del mammografo valutando le possibili soluzioni per il suo utilizzo nel presidio di Nardò.
Queste le dichiarazioni del consigliere regionale M5S Cristian Casili, in merito al rischio di trasferimento del mammografo di ultima generazione appena arrivato nel poliambulatorio neretino. Il consigliere salentino non risparmia una stoccata ai colleghi locali del Partito Democratico: “Noto con piacere le fibrillazioni dei colleghi Sergio Blasi e Ernesto Abaterusso, nonchè del sindaco Risi sulla questione. Tuttavia devo ricordare che costoro, oggi evidentemente in odore di campagna elettorale, sono parte integrante di quella stessa classe dirigente che ha svenduto l’ospedale neretino. Non si gioca con la salute dei cittadini.”
Sarà solo il primo passo a garanzia e tutela del diritto alla salute dei neretini, lotteremo affinché il Piano di riordino ospedaliero non sia appannaggio del politico di turno ma una risposta concreta ai fabbisogni sanitari dei cittadini.”
Secondo il consigliere pentastellato, alla prova dei voti in Consiglio regionale si potrà appurare se alle “chiacchiere seguiranno i fatti”. Secondo Casili il nuovo Piano di riordino ospedaliero, di cui ancora non si conosce il contenuto, non può non tenere in alta considerazione le caratteristiche strutturali dei nosocomi salentini e i fabbisogni sanitari territoriali “lasciando da parte i campanilismi e gli interessi politici guardando alla geografia della Regione, alla demografia, alle distanze e alla rete viaria.
“I cittadini di Nardò sono stanchi di essere depredati. Il trasferimento del mammografo tanto atteso dalla comunità – prosegue Casili – è solo l’ultimo sfregio che ci apprestiamo a subire, depotenziando ulteriormente un altro servizio poliambulatoriale essenziale per la prevenzione e la diagnostica dei tumori al seno. Ciò è ancor più grave se pensiamo alla congestione causata dalle lunghe liste d’attesa che impediscono per talune patologie diagnosi rapide, che possono salvare vite umane.”