Il referente locale di Cpi Pierpaolo Giuri: “Le soluzioni contingenti non bastano, serve una soluzione definitiva all’emergenza idrica”.
Nardò, 11 marzo – “Grazie al nostro intervento è stato possibile raccogliere i fondi necessari per riallacciare l’acqua presso la palazzina di via dei Caduti di via Fani ed ottenere la rateizzazione del restante debito con l’Aqp”, è quanto dichiara Pierpaolo Giuri, referente locale di CasaPound Italia.
Il taglio della fornitura aveva colpito gli occupanti del palazzo sito in via Caduti di via Fani, tra i quali anche bambini, anziani e disabili ma “a seguito di un incontro da noi voluto e organizzato con l’amministrazione comunale – continua il referente di Cpi – siamo riusciti a risolvere questa vergognosa situazione. Dopo una faticosa trattativa il Comune ha deciso di contribuire, seppur in maniera esigua, al saldo del debito verso Aqp delle unità abitative morose, parte del quale non imputabile agli attuali occupanti,ma dovuto ad una situazione di abusivismo precedente. La somma restante è stata raccolta per mezzo di donazioni dei condomini delle quali ci siamo fatto promotori per quietare una situazione di tensione sociale che poteva diventare esplosiva”.
“In verità l’emergenza poteva essere scongiurata già durante la giornata di venerdì scorso – spiega ancora Giuri – quando l’Aqp ha ricevuto il saldo delle utenze, ma l’ente ha ritenuto che l’intervento di ripristino della fornitura idrica non fosse urgente e quindi rientrante nell’operazioni di straordinaria amministrazione eseguibili durante il weekend, e lo ha rimandato di ben 72 ore, con tutto ciò che comporta in termini di disagio per gli occupanti. L’Aqp si è dimostrato celere nel tagliare l’acqua ma non altrettanto nel restituire l’uso di un bene essenziale alla cittadinanza”.
“Non ci fermeremo a queste soluzioni estemporanee e transitorie – conclude Giuri – infatti chiederemo a breve un incontro con le istituzioni locali, i rappresentanti di Arca Sud, e gli inquilini della zona 167 per trovare una soluzione definitiva all’emergenza idrica e per studiare metodi che diano la possibilità a chi vive situazioni di povertà di pagare le utenze domestiche, per esempio svolgendo lavori socialmente utili come da noi suggerito”.