Dalla manifestazione di Massimo D’Alema a Lecce (17 feb 2017) per la presentazione di ConSenso, Marisa Sambati ha manifestato il proprio dissenso scrivendo questi pochi righi.
Con in pugno le sue 50 tessere, Marisa Sambati, iscritta al PCI nel 1967, si scaglia contro coloro che, con i litigi e le continue minacce di scissione, in questi ultimi anni hanno logorato, sfiancato, stritolato il suo Partito.
“Il mio era un Partito -dice Marisa Sambati- in cui ogni iscritto aveva chiaro il concetto di democrazia ed era pronto a riconoscere la sacralità del potere e del volere del popolo! Il mio era un Partito in cui ci si confrontava, a volte ci si scontrava, alla fine si votava, accettando sempre e comunque la decisione della maggioranza!
Il mio Partito poneva le sue basi sulla coesione e non sulla scissione, sulla partecipazione e non sull’opposizione! I litigi non appartenevano al costume dei vecchi compagni, i personalismi non li riguardavano. Il rispetto era per tutti i leader, l’amore era riservato solo ed esclusivamente al nostro Partito”.
Marisa Sambati reputa gravissima la mancanza di responsabilità di chi, tutto preso dalle beghe interne, non avverte il disagio degli italiani oberati da gravosi problemi, quali la disoccupazione, la mancanza di sicurezza, l’incertezza, del futuro; reputa ignobile la dilazione e la ritrazione di date riguardanti la convocazione per assemblee, congressi, riforme, al solo fine di garantirsi prestigiosi incarichi, oppure di assicurarsi vitalizi. Tali atteggiamenti offendono i vecchi compagni che hanno fatto politica rubando ore al loro lavoro, alla loro professione; i vecchi compagni che, con generosità, donavano al Partito il gettone di presenza guadagnato al Consiglio Comunale, che con orgoglio offrivano al Partito gran parte del loro compenso per incarichi più rimunerati.
Proprio per questo i vecchi compagni non permetteranno che si facciano ulteriori danni, né abbasseranno la guardia nel difendere quel Partito diventato negli anni un emblema di lotta all’ingiustizia ed all’aggressività.
Marisa Sambati