Nardò,19 luglio_di COSIMO POTENZA_ Oggi è una data importante riservata al ricordo, a chi alimenta nella sua vita quotidiana i principi cardini degli insegnamenti morali di Paolo Borsellino:vittima di mafia. Mafia che vogliamo ricordare non è quella propinata nelle pellicole cinematografiche dove buoni e cattivi hanno un ruolo facilmente riconoscibile. Qui parliamo della cultura e della sub cultura mafiosa che negli anni ha tessuto una rete fitta,fitta con le istituzioni con la società civile tanto da ingarbugliare chi è il buono e chi è il cattivo. Tanto da diventare facile carpire la buona fede di chi non conosce o è poco informato o peggio ignora pensando, a torto, che restando rintanato in casa il mondo lo teniamo a debita distanza. 25 anni non sono trascorsi inutilmente, anzi chi ha spezzato la vita di uomini coraggiosi ,votati a difendere materialmente e moralmente la costituzione della nostra giovane repubblica democratica, e’ in galera a espiare colpe certe. Ma siamo veramente convinti che tutto sia finito li tra le sbarre di una cella? A quanto pare la cultura quella subdola per menti deboli, ha ripreso a marciare per la sua strada. Riprova sono le azioni costanti contro la mafia di chi ha ereditato una nazione dopo il 19 luglio del 1992. Uomini dello stato che lottano contro uno stato nello stato. Innesto maturo, pronto e vigile contro gli uomini dello stato. Terreno fertile quasi scandaloso che trova radici ben ramificate in una società dove la politica ha perso la ragione primaria della sua funzione, dove i cittadini sono vittime dei loro stessi mali e dove l’ipocrisia, la falsità ha preso il posto nei valori morali cardini di chi scelto dal popolo sovrano, ha il dovere di difendere la Costituzione Italiana. 25 anni sono trascorsi dalla morte di Paolo e desideriamo non sia un tempo trascorso invano. Alimentare il ricordo è un dovere morale per il nostro domani e per la risorsa a cui fa capo: i giovani, futuri cittadini. Non basta ricordare un giorno, occorre fare molto di più. Occorre mantenere vivo e presente il ricordo, accudirlo come i simulacri del nostro passato che non sono li a confermare che le idee e le azioni di pazzi siano ripercorribili da giovani con il testosterone nel cervello, ma sono li a monito di non ripetere gli stessi errori!. Materia viva che trasuda un passato certo costruito sul dolore del prossimo. Gli atti vandalici di questi giorni a danno della statua di Giovanni Falcone e la stele di Rosario Livatino sono la riprova che il tessuto sociale  ha verso i simboli delle istituzioni una cultura contro. 25 anni che la contro cultura alimenta valori “infetti”pro- mafia. Una guerra senza fine,  forse questo è il termine che calza come un guanto in questo preciso momento storico. Ricordare non basta, occorre fare molto di più partendo dalla scuola, dalla società e dalla certezza della pena contro chi non ha nessuna remora per distruggere la nostra Repubblica Democratica. A coloro i quali alimentano con la loro disonestà intellettuale questo cancro desideriamo dirli: è inutile fatevene una ragione perché Paolo vive!