Lecce, 16 dic:_ Una brutta sorpresa, non solo per gli ambientalisti, quella della carcassa del grande esemplare di capodoglio che, fluttuante tra le onde nella sua imponente mole, sbatteva contro la scogliera di Porto Selvaggio, ed in particolare nella baia di Torre Uluzzo, a causa delle forti correnti e onde causate dalla mareggiata di scirocco che nelle ultime ore ha agitato le acque del Mar Jonio. Un evento, che fa ritornare la mente allo spiaggiamento di sette esemplari della stessa specie avvenuto il 10 dicembre 2009 alla foce di Capojale – Laguna di Varano (Fg) e sul litorale di Vieste (Gargano) e che, quindi, non costituisce un episodio isolato per una specie che nelle acque del Mediterraneo è ritenuta più che vulnerabile per colpa dell’uomo.

Autorevoli studi scientifici, infatti, affermano che al 99% le cause dello spiaggiamento sono attribuibili ad attività umane, come l’inquinamento chimico o elettromagnetico, anche perché questi animali sono particolarmente sensibili alle interferenze dei sonar delle imbarcazioni. E sono proprio le attività di mappatura geologica che da tempo interessano i mari intorno all’Italia, e per quanto di competenza l’Adriatico e lo Jonio, con prospezioni sismiche a mezzo di air gun, le cui onde sonore provocano il disorientamento degli animali a insospettire più di qualcuno tra gli addetti ai lavori e in particolare chi ha a cuore l’ecosistema del Mediterraneo.

È  notorio, infatti, che da anni nei nostri mari sono in corso ricerche tese ad individuare possibili giacimenti di gas o di petrolio ed il principale metodo utilizzato per individuare gli eventuali giacimenti consiste nella scansione dell’intera zona prescelta mediante dei dispositivi detti “airguns” (cannoni d’aria) che, trainati da apposite navi, emettono suoni per via dell’introduzione nella colonna d’acqua di aria ad altissimi livelli di pressione: l’eco di questi suoni, riflessa dal fondale, rivela presenza, profondità e tipologia del giacimento. In occasione dello spiaggiamento sul Gargano, ricorda Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” depositammo un esposto denuncia, cui fece seguito un’interrogazione parlamentare del deputato pugliese Pierfelice Zazzera, ma non un’altrettanto soddisfacente risposta da parte delle autorità. Lo stesso Ministero della Difesa, cui compete attraverso la Guardia Costiera il controllo delle coste, nell’affermare l’assenza di esercitazioni di tipo militare, già all’epoca non diede alcun riscontro in merito alla presenza costante e nota di navi autorizzate alle prospezioni e che avrebbero potuto senz’altro influenzare i sistemi naturali d’orientamento dei cetacei con il conseguente loro probabile spiaggiamento.

È necessario, quindi, che questa volta – che si unisce ai sempre più frequenti spiaggiamenti di numerosi altri cetacei di più piccole dimensioni, quali i delfini – la Procura di Lecce, provveda al sequestro immediato della carcassa al fine dell’effettuazione di un’autopsia per accertare le cause della morte del povero mammifero marino.

Quest’occasione potrebbe essere quella giusta per svelare la verità sul decesso di questo grande esemplare, affinché sia eliminato ogni dubbio circa la casualità o meno del suo spiaggiamento.

Perché se davvero dovesse essere conseguenza dello sconsiderato sfruttamento delle risorse marine effettuato da soggetti senza scrupoli, che compiono ricerche di depositi di gas e petrolio, o da un altrettanto sconsiderato modo di gestire i traffici marini, civili o militari, allora anche la politica dovrebbe trarne immediatamente le conseguenze.

Lecce, 15 dicembre 2017                                                                                                                                                                                            

Giovanni D’AGATA

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