(AGI) – Parigi, 11 gen. – La Francia non ha paura: e’ questa la risposta arrivata dal corteo di Parigi, aperto da Francois Hollande e da una cinquantina di leader mondiali che si tenevano a braccetto, e dalle manifestazioni nel resto del Paese. A 48 ore dall’epilogo dell’offensiva jihadista che ha fatto 17 morti, c’e’ stata la piu’ grande mobilitazione nella storia della Francia con 3,7 milioni di persone in piazza, come ha riferito il ministro dell’Interno.

 

L’impressione e’ che i numeri fossero ancora piu’ alti, almeno due milioni soltanto nella capitale, piu’ di quanti salutarono le truppe alleate alla fine della Seconda guerra mondiale. E poi 300.000 a Lione, 110.000 a Grenoble, 50.000 a Nancy, 45.000 a Metz e Strasburgo. La lunga giornata del “non” composto ma fermo alla violenza e al terrorismo si e’ conclusa poco dopo le 21, quando le righe si sono rotte senza alcun incidente. Se l’epicentro e’ stato il corteo parigino da Place de la Republique a Place de la Nation, lo slogan “Je suis Charlie”, dal nome del settimanale teatro della strage di mercoledi’ scorso, e’ riecheggiato anche in piccoli e grandi cortei a Londra, Berlino, Roma, Madrid, Venezia, Bruxelles, Stoccolma, Atene, Beirut, Gerusalemme, Ramallah, Gaza, Montreal, Buenos Aires, Caracas, Sydney, Tokyo e New York.

 

L’immagine simbolo della mobilitazione contro le matite spezzate di Charlie resteranno pero’ quelle prime file di leader mondiali che aprivano il corteo parigino a braccetto, compatti al di la’ di ogni differenza: Hollande e il predecessore Nicolas Sarkozy, il palestinese Abu Mazen e l’israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente ucraino, Petro Poroshenko e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, il re Abdallah II di Giordania con la regina Rania e il premier turco, Ahmet Davutoglu, Angela Merkel e Matteo Renzi, David Cameron e Mariano Rajoy. Manca solo il Marocco perche’, come ha fatto sapere, al corteo sarebbero state “esposte le vignette di Charlie Hebdo e le caricature del Profeta”, ritenute “blasfeme”. E manca Marine Le Pen, che si e’ sentita “esclusa” dalla marcia di Parigi ed e’ stata acclamata da un migliaio di persone a Beaucaire, nel sud, vicino a Montpellier.

 

L’Ue si prepara a rafforzare la lotta allo jihadismo

A garantire la sicurezza duemila poliziotti e 1.350 militari, i cecchini sui tetti, 24 unita’ della riserva nazionale, 20 squadre della brigata anti-crimine della polizia di Parigi, oltre a 150 agenti in borghese “incaricati della protezione delle alte personalita’ e della sicurezza generale”. Dopo la marcia Hollande si e’ recato nel comune di Livry Gargan per incontrare la famiglia di Ahmed Merabet, il poliziotto musulmano giustiziato senza pieta’ dai terroristi dopo aver tentato di fermare la strage al Charlie Hebdo. Alla madre e alla compagna di Ahmed, al fratello e le tre sorelle il titolare dell’Eliseo ha comunicato l’intenzione di conferire all’agente ucciso la Legion d’onore postuma.

Il presidente francese ha poi raggiunto la Grande Sinagoga della Vittoria, rimasta chiusa nelle ore della paura, per ricordare “tutte le vittime” degli attentati in Francia, fra cui i quattro ebrei uccisi nel supermercato kosher. E’ entrato insieme al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accolti da un’ovazione. “Io non voglio sentire che la comunita’ ebraica ha paura, noi non abbiamo paura, noi non molliamo”, ha aggiunto il presidente del Concistorio centrale israelita, Joel Mergui. Nella sinagoga erano state accese 17 candele, tante quante le vittime dell’offensiva terroristica che ha sconvolto la Francia, e ci sono stati diversi momenti di commozione fra le centinaia di presenti.

Netanyahu, ha espresso apprezzamento per la “posizione molto ferma” e la “determinazione” della Francia “contro il nuovo antisemitismo e il terrorismo”, nel corso del suo intervento alla Grande Sinagoga della Vittoria di Parigi per commemorare le vittime dell’offensiva terroristica dei giorni scorsi.

Netanyahu ha anche ringraziato Lassana Bathily, il dipendente musulmano di un supermercato kosher parigino che ha salvato diversi ostaggi durante il sequestro di venerdi’ scorso. “Il nostro comune nemico e’ l’Islam radicale, estremista, non l’Islam normale”, ha sottolineato Netanyahyu. Ma ha riaffermato ancora una volta che nella prima categoria rientrano anche i palestinesi di Hamas.(Fonte Agi)

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