Non annunci spot, ma visione alta e concretezza di Sindaco, questo ci si aspetta o forse meglio dire ci si aspettava proprio da un sindaco, una amministrazione quella di casa nostra con bilanci spesso malconci e una società con partecipazione ridotta sovente a macchina crea-consenso, non poteva che finire così. E’ arrivata la prima grana di inizio anno per l’Amministrazione Risi e la sua variegata claudicante giunta.
Il primo cittadino è stato infatti costretto a revocare venerdì scorso (23 gennaio 2015) il presidente della farmacia comunale con la motivazione della “giusta causa”. Nomina derivante da due componenti fondamentali, la prima quella della nomina su basa fiduciaria del sindaco e della sua maggioranza, la seconda su base politica.
Per la verità non è la prima défaillance che riguarderebbe il presidente della farmacia comunale e del suo dante causa, nel maggio 2013 l’allora consigliere provinciale Frasca ebbe a dire: “Se il presidente Spano e il sindaco Risi, non aprendo bocca sulla vicenda dell’assunzione alla farmacia comunale, sperano forse di spedirla nel dimenticatoio, si stanno sbagliando di grosso”.
Il consigliere provinciale del Pdl Mino Frasca tornava a chiedere con forza l’annullamento dell’assunzione di una unità lavorativa nella farmacia comunale di Nardò.
In quanto affermava che :“dopo i solleciti al presidente della società che gestisce la farmacia Giuseppe Spano e al sindaco Risi, non si conosce ancora la verità sulle procedure seguite per l’assunzione, trattandosi di una società partecipata dal Comune di Nardò al 51%.”
La giustificazione che viene data al fenomeno è nel senso che il carattere fiduciario delle nomine sarebbe imposto dal fatto che l’organo politico elettivo ha un programma da rispettare che lo impegna verso i suoi elettori e la maggiore garanzia di realizzazione sarebbe offerta dal preporre agli incarichi di responsabilità persone di “fiducia” dell’eletto.
A parte il fatto che la giustificazione addotta non appare essere coerente con la scelta di fondo operata dal legislatore di separare la politica, eufemisticamente definita come funzione di indirizzo politico-amministrativo, dalla gestione, separazione che è palesemente inconciliabile con la nomina fiduciaria del dirigente da parte del politico, atteso che il dirigente, non foss’altro per gratitudine, farebbe del tutto per non arrecare dispiacere al politico che lo ha nominato al fine di non rischiare, se non proprio la revoca, sicuramente la non riconferma.
D’altronde il primo cittadino, dal momento del pseudo nuovo esecutivo, era stato quasi metodico: sino ad oggi, tra un’intonazione di “Bella ciao” e un impegno a rendere questa cittadina più vivibile e con maggiori servizi, non passa giorno che non invii sms di slancio politico-sociale in cui preannuncia natività di ogni genere oppure chiede ascolto ad amministratori e cittadini rallegrati dal fatto che il loro sindaco ha il loro numero di telefono.
Ci chiediamo se l’esecutivo proporrà la costituzione di parte civile qualora le presunte responsabilità fossero acclarate prima dalla magistratura e poi dall’organo di controllo interno alla amministrazione da cui ci si aspetta un cenno di presenza.
L’iter fallimentare compiuto in questi tre anni e mezzo di governo è una significativa anticipazione delle difficoltà che Risi incontrerà in un immediato futuro, non solo da parte della opposizione che farebbe bene ad essere più opposizione, senza agitare bandiere populistiche quà e là, ogni qualvolta si presenta un presunto pericolo dal punto di vista sociale, territoriale ed ambientale, nel tentativo di catturare il consenso dei cittadini, ma soprattutto da parte di una società civile con la quale non si è cercato di instaurare un confronto critico e dialettico a fini collaborativi con l’Amministrazione per accertare se e con quali costi, modi e tempi l’azione amministrativa abbia raggiunto i risultati programmati.
Il contenuto delle dichiarazioni a mezzo stampa esprime un umore di fondo, un allarme sociale in cui sembrano interagire senso di sfiducia per un operare amministrativo sottratto oramai a qualsiasi verifica e preoccupazioni per probabili indebite distrazione di pubblico denaro, in un momento nel quale si fa sentire la stretta di una finanza pubblica che obbliga a sacrifici senza offrire sufficienti prospettive di sviluppo per le generazioni future.
Da quì il risentimento vivo delle gente di Nardò soprattutto per una cosa che offende il senso di umanità, di giustizia e la coscienza morale.
Non ci sono scuse!