Non intendo partecipare all’istanza referendaria, da ultimo, accesasi in città relativamente alla piscina comunale e mi asterrò dal proporre congetture e/o illazioni in linea politica,

ma essendomene occupato nei due anni di gestione della delega dei lavori pubblici, intendo esprimere la mia opinione sulla deliberazione di giunta da ultimo emanata in merito alla realizzazione di questa importante infrastruttura.

 

Va fatta, preliminarmente, una considerazione in ordine all’importo di 400 mila euro per il quale l’Ente interviene; occorre verificare se quest’ultimo, attesa la finalità , sia stato previsto nei relativi strumenti di programmazione, a partire dal piano triennale delle opere pubbliche, vedasi, a tal proposito, la delibera G.C. n. 294/14.

Consultando da cittadino il sito del comune e scaricandomi il documento, in riferimento al capitolo Piscina, si legge:” l’importo di euro 4 milioni totalmente a carico dei privati”, per cui è da escludere che siffatta previsione di spesa sia coerente con gli strumenti di programmazione vigenti.

Vi è di più, il concorso nella partecipazione dei costi nella realizzazione di un’opera privata da parte dell’Ente pubblico, beneficiario dell’opera (una volta realizzata) per la finalità pubblica di quest’ultima, pone l’esigenza del rispetto delle regole previste dal D.Lgs. 163/06 (codice dei contratti) e dei principi comunitari sul rispetto della concorrenza, nonché, di quelli relativi alla trasparenza economicità ed efficienza della Pubblica Amministrazione.

Vale a dire che, se l’Ente ritiene meritevole il progetto della ditta in questione rispetto alla realizzazione, su suolo privato e a proprie spese, di una infrastruttura da destinare alla fruibilità pubblica, astrattamente, potrebbe esserci un altro soggetto, che su un’area privata diversa, già urbanizzata (o che ritiene di assumere totalmente i costi di urbanizzazione) potrebbe realizzare un progetto analogo o addirittura migliorativo. Sono un sostenitore dello strumento del partenariato pubblico privato, ma questo va usato come un bisturi e non come una sega elettrica a maglie larghe.

Altro problema da considerare alla luce delle scarne informazioni che si hanno e che temo siano state ritenute sufficienti per l’adozione dell’atto deliberativo di indirizzo è la valutazione sulla sostenibilità economica finanziaria del progetto. La piscina comunale, come ben sanno anche i promotori dell’iniziativa, che si erano, in verità, già candidati a realizzarla sull’area pubblica dell’ex “agrario”, con una proposta di project financing, è un’opera c.d. “fredda”, i cui costi, difficilmente, si ripagano dai canoni o tariffe applicate alla clientela o utenza, salvo che, non si ritenga Nardò un comune degli emirati arabi, per cui i cittadini in Ferrari e Maserati andranno a fare tuffi a suon di 500 euro.

La paura che ho è che, non sia stato ponderato affatto, in quanto quest’ultima procedura, peraltro, non impone tale verifica, il Piano economico finanziario dell’opera, non già e non tanto in relazione ai costi di realizzo, che sono certi, quanto alla previsione dei flussi in entrata, necessari per ripagare la stessa. Badate bene il rischio che si corre è che la piscina venga sì realizzata, ma, successivamente, per garantire la fruibilità pubblica il Comune sarà costretto a sovvenzionarla, pena la chiusura della stessa. Insomma, è noto, anche ai non esperti della materia che, la gestione di una infrastruttura di tal genere è particolarmente onerosa per cui il rischio di ritrovarci un’altra incompiuta dopo il Gerontocomio ed il Palazzo di Città è del tutto plausibile.

Inoltre, in questo modo, si lancia un segnale discriminatorio importante rispetto all’altra circostanza relativa al costo degli oneri di urbanizzazione che, a mia memoria, viene compensato ai cittadini ed alle imprese, dall’ente solo in relazione alla realizzazione da parte del richiedente di servizi idrici e/o fognari e non per altre attività.

Inoltre, mi sembra strana tutta questa rapidità a concludere una procedura di tal fatta, che implica il perfezionamento di una nuova convenzione tra privati, in costanza di altre convenzioni vecchie di più di 10 anni e relative a piani di lottizzazione privati e che, casualmente, se rispettate, avrebbero garantito la realizzazione della tanto aspirata piscina; mi riferisco “all’affare SOVIVA”, che, alla peggio, dovrebbe garantire, per il Comune l’escussione di una fideiussione ed, alla meglio, la realizzazione di una piscina ed altre infrastrutture di servizio.

Ritengo che, se l’Amministrazione comunale mettesse tutta questa energia e rapidità per far rispettare vecchie convenzioni, palesemente, inadempiute dai controinteressati privati, darebbe un bel segnale di trasparenza ed efficienza; ci sentiremmo tutti un pò più rispettati ed un pò più uguali ed avremmo la nostra bella piscina dove fare le nostre nuotate l’inverno, visto che, grazie a Dio, l’estate abbiamo l’imbarazzo della scelta dove fare il bagno (piano delle coste permettendo). Penso che, il presidente della commissione consiliare controllo e garanzia così come ha fatto per la questione “Farmacia” saprà evidenziare, in linea tecnica, i tanti dubbi e criticità che un’operazione come questa solleva.

Mi chiedo e concludo come mai è stata abbandonata l’idea della realizzazione della piscina in project financing su l’ex agrario, dove, a dire il vero, oltre a quella della pluri menzionata Icos, c’era un’altra proposta di altra ditta e si è deciso di accedere, forse, troppo a cuor leggero, su questa iniziativa. Penso che, il tema vero, specie di questi tempi di crisi e con un sistema di servizi pubblici che fa acqua da tutte le parti, non sia quello di avere una piscina a tutti i costi, ma, semmai, quello di averla senza costi o con quelli giusti. Intelligenti pauca!!!!

 

vincenzo candido renna

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