Leggere le parole dell’ing. Massimo De Marco sulla condotta sottomarina si resta senza parole. Ancora una volta si dimostra che il progetto ma soprattutto il protocollo di intesa appare un vestito costruito su misura ad arte per creare un potenziale sportello a cui prelevare soldoni, senza dimenticare gli effetti lesivi nel tempo sul territorio quando invece si dimostra che ci sono metodi meno dispendiosi e invasivi che ,quarta caso ,appartengono a quell’Europa che impone ma a quanto pare non tutela (n.d.r)
L’intervento del Ing. Massimo De Marco, tenuto in occasione della manifestazione NO TUB del 3 luglio realizzata in Piazza Battisti a Nardò.
Dico subito che ci sono valide alternative alla condotta a mare, contrariamente a quanto sostengono l’amministrazione comunale di Nardò, l’AQP, la Regione Puglia e qualche esperto.
Non e’ di un qualcosa di miracoloso di cui voglio parlarvi, ma solo dell’applicazione delle attuali tecniche di depurazione molto diffuse nel centro Europa e nel centro e nord Italia.
Quindi io sono per il progetto di fitodepurazione e non per la realizzazione della condotta sottomarina, che determina inevitabilmente i seguenti svantaggi:
1. Un mancato recupero della risorsa idrica, in quanto viene persa in mare. Se fosse condotta una seria analisi costi-benefici, nel valutare la scelta tra condotta e fitodepurazione, il solo recupero della risorsa idrica farebbe propendere indubbiamente la scelta verso quest’ultima e cioè la fitodepurazione.
2. un mancato miglioramento della qualità del refluo in quanto le sue acque vengono scaricate a mare senza alcun tipo di affinamento, con un aumento esponenziale del loro carico inquinante, direttamente nel sito d’importanza comunitaria mare – palude del capitano e a poche decine di metri dall’area marina protetta di porto cesareo.
3. Anche in questo caso e’ opportuno ribadire che ogni centesimo speso per la condotta non migliorerebbe di una virgola la qualità del refluo in uscita.
4. una difficile manutenzione se non altro per il fatto di trovarsi al di sotto del mare.
5. A proposito di manutenzione, leggendo il protocollo d’intesa che il Comune di Nardo’ dovrebbe sottoscrivere con regione, acquedotto e autorità idrica pugliese, sono previsti dei possibili interventi straordinari sulla condotta sottomarina successivi alla sua costruzione. Nel protocollo, appunto, si dice di sottoporre a monitoraggio la condotta sottomarina per verificare che le acque di balneazione della costa nell’area d’influenza della condotta siano idonee a norma di legge. Se dovesse risultare il mancato rispetto di questi requisiti, l’AQP e la Regione Puglia si impegnano a progettare, finanziare e realizzare entro un anno le opere necessarie per il prolungamento e/o potenziamento della condotta per garantire l’idoneità a norma di legge delle acque di balneazione della costa nell’area di influenza della condotta.
6. Sinceramente, ora, chi di voi crede che in un ipotesi del genere, in un anno,si andrebbe a risolvere il danno ambientale che ne deriverebbe da malfunzionamenti della condotta, senza contare il tempo trascorso prima dell’avvenuta conoscenza del problema??
7. E non finisce qui, perché sempre nel protocollo si ipotizza un ulteriore allungamento della condotta sottomarina di scarico, nel caso in cui ciò si rendesse necessario a seguito degli esiti dell’approfondimento di uno studio meteo marino integrativo.
8. Pensate un po’ cari amici: oltre al danno anche la beffa. E cioè avremmo un incontrollato inquinamento del mare con un sicuro conseguente nuovo divieto di balneazione e un nuovo sperpero di denaro pubblico per riparare o sostituire o allungare la condotta, tutto questo certamente evitabile con un impianto diverso da quello pensato per risolvere il problema dei reflui di Nardo’ e Porto Cesareo.
9. Quindi se ragioniamo in termini di costi-benefici avremmo per la condotta sottomarina benefici zero e sicuri costi futuri elevatissimi anche sotto il profilo di danno ambientale!!!!!!!
10. Quindi la soluzione alternativa. La fitodepurazione!!!
Pensate!!! La prima esperienza di questo tipo risale al 1952, anno in cui si iniziarono una serie di sperimentazioni. Ci sono voluti circa venti anni di ricerche per arrivare nel 1977 al primo impianto di fitodepurazione in scala reale, costruito in Germania per il trattamento dei reflui urbani.
La fitodepurazione e’ un sistema di depurazione naturale delle acque di fognatura che riproduce, in un ambiente controllato, il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici e delle zone umide e i loro impianti vengono utilizzati a valle di impianti di depurazione tradizionali, come quello di nardo’, per migliorare appunto la qualità del refluo.
Detto questo, un impianto di fitodepurazione che sia costruito a servizio dell’attuale impianto di depurazione di nardo’ permetterebbe certamente di avere:
1. Un mare non più potenzialmente inquinato dai reflui in quanto si potrebbe evitare lo scarico a mare tramite condotta sottomarina,
2. Una piena compatibilità paesaggistica e ambientale,
3. La creazione di un’area umida che diventerebbe habitat di numerose specie animali e vegetali,
4. Una ricarica della falda sotterranea e una riduzione di emungimento di acqua dalla stessa falda acquifera.
5. Il recupero della risorsa idrica e il contrasto alla contaminazione salina: in un’area tra le più esposte al rischio di desertificazione e caratterizzata da un preoccupante fenomeno di contaminazione salina delle falde acquifere.
Quello del recupero della risorsa idrica e’ quindi senza dubbio uno dei piu’ importanti vantaggi.
L’opportunità’ che ci viene data e’ quella di implementare il riuso irriguo in agricoltura
6. E poi abbiamo lo scarico zero la fitodepurazione abbinata allo stoccaggio in bacini dell’acqua depurata e al riuso agricolo consente di realizzare lo scenario migliore per l’ecosistema marino: lo scarico zero in mare e questo permetterebbe di cancellare definitivamente il divieto di balneazione dalla costa.
Passiamo ora brevemente ai costi di realizzazione.
Per la valutazione dei costi delle due opzioni, condotta e fitodepurazione, va sottolineato che e’ profondamente sbagliato giudicare sulla base del solo costo diretto di realizzazione dell’opera.
Come già detto andrebbe compiuta un’analisi costi-benefici, analisi dalla quale difficilmente risulterebbe vincente l’ipotesi condotta, dato che questa non permette il recupero della risorsa idrica, genera un danno ambientale ed ha costi di gestione molto più alti.
Sulla base di uno studio di fattibilità svolto dall’acquedotto pugliese a gennaio 2015 e’ stata valutata la fattibilità economica di un impianto di affinamento con tecniche naturali, analizzando i costi che avrebbe un impianto di fitodepurazione a Nardo’.
Il costo di realizzazione dell’impianto e’ stato quantificato in circa tre milioni di euro.
La condotta sottomarina e’ stata finanziata con fondi comunitari per un importo complessivo di 3.325.000 euro
Gli interventi relativi all’impianto di depurazione di Porto Cesareo e della condotta di avvicinamento con scarico in condotta sottomarina, cioè quelli che si vogliono realizzare, hanno un costo complessivo di circa 10 milioni di euro.
Dalla fattibilità economica dello studio dell’acquedotto si evince che il costo complessivo per realizzare un impianto che utilizzi la fitodepurazione senza tener conto della condotta sottomarina, quindi con scarico zero, e’ pari a circa 12 milioni di euro, comprensivo dei collettori agli impianti irrigui di nardo’ e porto cesareo per il riuso delle acque.
Quindi avremmo un costo quasi simile per costruire o impianto con condotta senza benefici o un impianto con fitodepurazione senza condotta, ma con benefici notevoli.
Allora si tratta di proporre una modifica al piano di tutela delle acque approvato dalla regione puglia, prevedendo per nardo’ e porto cesareo non più uno scarico dei propri reflui con condotta sottomarina, ma dei sistemi di depurazione per un livello di trattamento più spinto rispetto a quello previsto dalla norma attraverso la fitodepurazione, utilizzando le stesse forme di finanziamento previste per l’attuale progetto con condotta.
Concludo dicendo che l’obiettivo finale e’ preservare la qualità delle acque nelle falde, nei corsi d’acqua e nel mare. Mare pulito non solo ai fini della balneazione ma ecosistema da salvaguardare con il suo immenso patrimonio di biodiversità, fatto di aree umide costiere e aree protette che rappresentano per questo territorio la vera e più duratura ricchezza che abbiamo a disposizione.
Grazie
Ing. Massimo De Marco
MoVimento Cinque Stelle Nardò.
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