Lecce, 13 Febbraio – “Non farti truffare, il contributo volontario non pagare”, questo è il testo dello striscione che campeggiava nell’ azione dimostrativa realizzata questa mattina dai ragazzi del Blocco studentesco, che con marziale fierezza si sono schierati davanti all’I.T. “G. Deledda” dando vita ad un sit-in informativo. Il fulmine cerchiato torna, dunque, ad abbattersi nel leccese.
Lo scopo dell’azione è quello di informare studenti e famiglie circa la natura del contributo volontario, il cui pagamento è coercitivamente e illecitamente imposto da alcuni dirigenti scolastici.
“Troviamo indispensabile diffondere ad ampio raggio quelle che sono informazioni fondamentali per evitare che presidi furbi si avvalgano della disinformazione per gravare ulteriormente sulle finanze delle famiglie. Il diritto allo studio è da ormai troppo tempo svilito ed osteggiato proprio da quelle istituzioni il cui compito è quello di garantirlo – dichiarano gli esponenti del movimento in una nota – e non di renderlo un servizio a pagamento. Siamo consapevoli del fatto che in molte scuole manchino le risorse economiche necessarie per far fronte alle spese legate allo svolgimento delle attività didattiche, ma è inaccettabile pretendere che siano le famiglie a dover sborsare denaro.”
“Ci teniamo a sottolineare che la scelta della scuola davanti alla quale si è svolto il sit-in è di natura meramente logistica, dal momento che è circondata da più istituti e, proprio per questo, crocevia di una moltitudine di studenti. L’I.T. “G. Deledda” non è infatti tra le scuole leccesi che pretendono il pagamento del contributo volontario, ma è nostro dovere estendere a tutti gli studenti questa campagna informativa, comprendente anche informazioni circa le ragioni della precarietà in cui versano sempre più istituti. Un susseguirsi di governi non eletti ha portato altrettante riforme che hanno esautorato l’autonomia economica delle scuole pubbliche, costrette a dividere i pochi fondi disponibili con gli istituti paritari, già ampiamente finanziati dalle famiglie di chi li frequenta. Riprendersi il diritto allo studio per noi è un imperativo categorico – conclude la nota – lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni che verranno, questo è anche il motivo per cui indossavamo delle maschere, simbolo di studenti che non intendono arrendersi. Continueremo a lungo con le nostre battaglie, fino alla vittoria.”