“Darsi immediatamente un cronoprogramma degli interventi per non arrivare a un punto di non ritorno”. È quanto hanno chiesto i consiglieri regionali del M5S Cristian Casili e Antonio Trevisi, componenti della V Commissione Consiliare Ambiente, dove questa mattina si è tenuta l’audizione sulla discarica di Burgesi, dell’assessore all’Ambiente Santorsola, dei sindaci di Presicce, Acquarica del Capo e Ugento, di un rappresentante dell’Arpa Puglia e del Commissario ad Acta dell’Agenzia territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti, Gianfranco Grandaliano.

 “Disquisire sul limite degli inquinanti che troviamo in falda, ci fa capire che qualcosa non va – ha dichiarato Casili nel suo intervento  –   In  provincia di Lecce abbiamo avuto problemi non solo a Ugento, per questo vanno considerati i tanti aspetti di questa vicenda: dai collaboratori di giustizia che hanno parlato del sotterramento di fusti contenenti Policlorobifenili (PCB), alle testimonianze di quanto accaduto dal 1991 in poi con gestori delle discariche  che hanno eluso i controlli e una gestione post chiusura dei siti inquinati fallimentare. Non si può attendere che succeda qualcosa, bisogna prevenire qualsiasi possibile danno. Dove erano i Comuni quando dovevano vigilare? In questi casi la  Regione può e deve sostituirsi in danno a Comuni e gestori utilizzando le risorse provenienti dall’ecotassa. La salute dei cittadini non può attendere procedure e burocrazia farraginose con una caccia alle streghe che molto spesso si risolve in un nulla di fatto.”

Trevisi ha invece evidenziato la necessità di effettuare monitoraggi accurati dal momento che in alcuni campioni il PCB potrebbe essere non rilevato a causa delle sue caratteristiche chimiche: “Quando si fanno i campionamenti bisogna tener conto del fatto che il PCB non si miscela facilmente con acqua e percolato  – ha spiegato Trevisi –  le  indagini potrebbero anche prendere campioni in cui non c’è e per questo è necessario fare monitoraggi accurati.  La speranza è ovviamente che non ci siano fusti contenenti questa sostanza tossica, ma dobbiamo considerare l’ipotesi che siano ancora in buono stato di conservazione e che per questo non abbiano ancora riversato PCB.Se la preoccupante percentuale di ammalati di tumore in Salento è superiore a quella di Taranto e Brindisi c’è da chiedersi se la causa non sia da ricercarsi  proprio nella presenza di rifiuti tombati nel terreno. Auspichiamo che venga fatta al più presto chiarezza su questo aspetto così da procedere immediatamente con le bonifiche”.

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