Bari: L’intenzione dell’azienda di ridurre le emissioni non può far stare tranquille le comunità vicine. Su Colacem sono ancora tanti i nodi da sciogliere” commenta Cristian Casili, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle e vicepresidente della V commissione.

 “La gravità della situazione sanitaria del comprensorio di Galatina – che coinvolge una pluralità di paesi come Zollino, Corigliano, Martano, Melpignano, Cutrofiano, Soleto e Sogliano – impone una revisione strutturale del processo industriale dello stabilimento. Resta aperta la questione del carbonile scoperto e la tipologia dei rifiuti che vengono bruciati per la combustione, alcuni dei quali sono le polveri della centrale a carbone di Cerano, o gli scarti delle fonderie.

Inoltre è necessario provvedere ad un monitoraggio stringente e periodico, non più esclusivamente affidato all’azienda, che consenta di dare delle risposte certe sugli inquinanti dispersi nell’ambiente. L’escalation dei tumori in quel territorio, considerato zona rossa dalle autorità sanitarie a causa di dati epidemiologici sulle neoplasie più allarmanti rispetto anche alla media nazionale, impone un approccio risolutivo al problema.

Non a caso nel febbraio 2016, in occasione della presentazione del Report Ambiente e Salute in provincia di Lecce, il direttore del dipartimento di prevenzione della Asl locale, Giovanni De Filippis, evidenziava la necessità di fare analisi specifiche a tutela della salute della popolazione che vive nelle province investite dal particolato primario e secondario del cementificio Colacem di Galatina, della centrale termoelettrica di Cerano e dell’Ilva. In pratica Galatina con le dovute proporzioni è considerata a tutti gli effetti come un polo industriale fonte di emissioni importanti, al pari di Brindisi e Taranto, dove sorgono due tra i più grandi stabilimenti d’Italia e d’Europa. Per questa serie di ragioni servono studi, monitoraggi e analisi che diano dati aggiornati sugli elementi inquinanti riscontrati anche nelle aree attigue alla Colacem, dove sorgono altre industrie.

 “L’impatto cumulativo delle emissioni aggrava sicuramente lo stato ambientale del nostro territorio con ripercussioni drammatiche sulla salute dei cittadini. Ma l’efficienza dei monitoraggi passa dall’efficacia dell’organo di prevenzione ambientale. Proprio nella conferenza dei servizi per il rinnovo dell’Aia della Colacem, Arpa ha dichiarato che le attuali risorse a loro disposizione hanno permesso di monitorare la diossina dell’azienda solo una volta l’anno. L’unico laboratorio dell’ente non è in grado di operare più velocemente a causa delle numerose richieste di monitoraggio sul territorio regionale. È un aspetto gravissimo. Attraverso la tutela dell’ambiente passa la salute delle persone. Ancora una volta invito la giunta regionale a potenziare il personale e i mezzi a disposizione di Arpa, affinché il territorio possa godere di una adeguata prevenzione e protezione ambientale”.

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