Roma:_ Camilleri, alla presentazione del suo ultimo libro di racconti “Esercizi di memoria” (Rizzoli), avvenuta il 18 ottobre a Roma, a Palazzo Barberini, nel Salone di Pietro da Cortona. Lo scrittore, che il mese scorso ha compiuto 92 anni, è stato intervistato da Serena Dandini, mentre l’attrice Lorenza Indovina ha letto brani del libro.

Si tratta di 23 storie pensate in 23 giorni, che raccontano come nitide istantanee la vita unica di Camilleri. L’incontro è servito per raccontare gli oltre 70 anni di carriera, oltre che per rivivere quelli che sono stati i momenti salienti della sua vita, tra vittorie e sconfitte, sempre con la penna in mano. “Ogni mattina alle sette, lavato, sbarbato, vestito di tutto punto mi siedo al tavolo del mio studio e scrivo. sono un uomo molto disciplinato, un perfetto impiegato della scrittura. Forse con qualche vizio, perché mentre scrivo fumo, molto, e bevo birra. E scrivo, io scrivo sempre.”

Questo è Camilleri. Poi a novant’anni arriva il buio. E così come non era terrorizzato dalla pagina bianca, combatte anche l’oscurità della cecità e inizia a dettare. La sua produzione letteraria trova nell’oralità una nuova via per raccontare le sue storie. Ma se forte era la sua disciplina prima, lo è ancora di più oggi che può contare esclusivamente sulla sua memoria. E quindi occorre tenerla in esercizio: osservare nei dettagli i ricordi, rappresentarsi nella mente le scene. Quelli pubblicati nel volume, come dice lui, sono i compiti per l’estate: storie che raccontano come nitide istantanee la sua vita unica e, sullo sfondo, quella del nostro Paese. La memoria qui non più appesantita né dalla malinconia né dal rimpianto. Per questo Camilleri ha chiesto a chi parla attraverso i colori, le forme e i volumi di rendere il suo esercizio più godibile, più leggero, più spettacolare.

Nel volume una galleria di personaggi, da Eduardo a Monica Vitti, dal poeta Vincenzo Cardarelli all’avvocato di Luciano Liggio. Camilleri racconta anche di essere un regista mancato, quando scrisse con Antonioni e Vitti una sceneggiatura di una commedia mai diventata film. Il testo è purtroppo andato perso, ma il titolo meriterebbe una ricerca: “A donna che t’ama proibisci il pigiama”. Spazio anche a riflessioni di attualità: “Gli italiani sanno a memoria la formazione della Juve del ’32, ma poi non si ricordando di tante altre cose. Io mi ricordo di quando nel 1960 lavoravo alla Rai di Torino e su alcuni portoni delle case trovavi il cartello ‘non si affitta ai meridionali’. Come lo chiamate questo? È razzismo interno”, ha affermato Camilleri.

E poi: “L’altro, in fondo, è te stesso allo specchio che credi altro da te, come fanno i gatti – prosegue -. Quando negano lo Ius Soli, gli italiani si dimenticano dei milioni di italiani che se ne sono andati in America come migranti e dei loro figli che sono diventati americani. Non è Ius Soli, è Ius Naturalis, come negarlo? Se nascono qui, studiano, crescono, lavorano qui… L’italiano, poi, però si tappa le orecchie quando sente dire che, se non fosse stato per le tasse pagate dai migranti, non saremmo stati in grado di pagare le pensioni. Gli italiani se ne dimenticano, ma poi ricordano tutta la formazione della Juventus del ’32. E anche le canzoni di Sanremo”.

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