“Nardò rischia di perdere un finanziamento di circa 200 mila euro per il primo impianto di compostaggio della capacità di 130 tonnellate annue”. Lo dichiara il consigliere del M5S  Cristian Casili, che rassicura la cittadinanza denunciandone il mancato coinvolgimento e chiedendo la realizzazione dell’impianto eventualmente anche in una localizzazione diversa rispetto a quella inizialmente prevista.

“Vorrei rassicurare i cittadini – prosegue Casili – e ricordare che si tratta di microimpianti che occupano una superficie molto piccola, intorno ai 100 mq, che riescono ad accelerare la maturazione del compost con impatti odorigeni minimi se gestiti bene e collocati in apposite strutture collocate ad adeguate distanze dalle abitazioni.

Ho letto affermazioni un po’ troppo allarmanti come eventuali impatti da un punto di vista sanitario sulla salute pubblica che invece sono totalmente da escludere.”

Alcuni cittadini residenti hanno infatti manifestato la loro preoccupazione sulla localizzazione dell’impianto nella zona mercatale di Santa Maria al Bagno.

“Dispiace constatare – incalza il consigliere salentino – alcune resistenze verso questa tipologia di impianti che prevedono un processo completamente innovativo in termini di sostenibilità ambientale, ma a questo punto sorgono due domande perché in illo tempore fu individuata quella localizzazione oggi oggetto di bando e come mai oggi c’è  stato un cambio di localizzazione rispetto alle esigenze riscontrate da questa amministrazione. Mi chiedo se i cittadini della frazione interessata siano stati, come dovrebbe sempre accadere, sensibilizzati ed informati dettagliatamente circa le capacità e le modalità di trasformazione di questa tipologia di impianti fin dalla fase preliminare dell’intero processo.”

Casili ricorda come il compostaggio di comunità sia un sistema ibrido per la trasformazione del rifiuto organico in compost che consente l’auto-recupero dei rifiuti prodotti sia dalle utenze domestiche che da mense, ristoranti o strutture ricettive. Una soluzione ottimale che non produce emissioni inquinanti, ma solo vapore acqueo e anidride carbonica, con un processo completamente naturale e inodore, grazie a un accurato sistema di filtri.

“Auspico che – conclude – sul nostro territorio possano nascere diversi impianti di prossimità dislocati non solo nelle frazioni. Adesso si tratta di non perdere queste risorse finanziarie e se la soluzione oggi è la frazione del Boncore poco cambia; l’importante che questi processi di coinvolgimento della nostra comunità si attivino presto,  altrimenti non lamentiamoci se non riusciamo a chiudere il ciclo dei rifiuti e soprattutto se il ricorso alle discariche alla fine si ripercuote sulla salute e sulle tasche dei cittadini.”

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