Nardò,6 agosto_ Continuano senza sosta gli interventi di pulizia delle spiagge e degli altri tratti di costa, previsti nell’ambito dell’iniziativa Spiagge Pulite. Dopo Sant’Isidoro, Santa Maria e Santa Caterina e altri ampi tratti di litorale, gli operatori di Bianco Igiene Ambientale hanno “tirato a lucido” la fascia costiera a ridosso della località Lido dell’Ancora. Quest’ultimo intervento, in particolare, ha fatto emergere l’annoso problema della gestione delle cosiddette “biomasse vegetali spiaggiate”, materiale trascinato dalle correnti e dal moto ondoso (abbastanza sostenuti una decina di giorni fa su tutta la costa neretina) che si accumula su tratti di litorale anche a destinazione balneare. Un fenomeno fastidioso per i fruitori delle spiagge, soprattutto quando i depositi innescano i naturali processi di degradazione batterica e danno origine a cattivi odori. Ma le biomasse vegetali spiaggiate rivestono un ruolo molto importante nella conservazione delle coste e dei loro ecosistemi, in quanto forniscono alla flora e alla fauna costiere un’elevata quantità di nutrienti e, trattenendo grandi quantità di sedimento tra le foglie, consolidano gli arenili limitando il processo di erosione, soprattutto nel periodo invernale quando sono più frequenti le mareggiate. Proprio la presenza di discreti quantitativi di biomasse ha reso in questo caso molto più delicato e complesso l’intervento di pulizia dell’arenile.


“Può accadere – sottolinea l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – che qualcuno in buona fede e con superficialità liberi le spiagge dalle biomasse vegetali, come se fossero rifiuti, ignorando che si tratta di una operazione vietata perché dannosa per la costa e l’ecosistema, che già vivono un equilibrio delicatissimo. Ci sono regole e divieti molto severi al riguardo, è essenziale conoscerli prima di compiere gesti sbagliati”.
L’ordinanza balneare 2019 della Regione Puglia, infatti, vieta espressamente l’asportazione delle biomasse vegetali (Posidonia oceanica, Cymodocea nodosa e macroalghe) in quanto “ripascimento” naturale delle spiagge. In più, le linee guida della Regione per la “gestione delle biomasse vegetali” indicano due opzioni: il mantenimento in loco o l’interramento. Ma in questo secondo caso solo a determinate condizioni, cioè chiedendo una autorizzazione, non trasportando o trattando preventivamente le biomasse, procedendo a bonificarle da rifiuti antropici (plastiche, metalli o altro) quando lo spessore è di massimo dieci centimetri, infine ridistribuendo uniformemente i volumi di sabbia che dovessero residuare. Gli stessi Comuni e i concessionari delle spiagge hanno obblighi ben precisi e sono tenuti a determinate procedure.
“Per cui – prosegue Mino Natalizio – l’invito è quello di non rimuovere assolutamente le biomasse, convinti magari di migliorare il proprio comfort in spiaggia e ignari purtroppo di arrecare un danno alla spiaggia stessa”.

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