Giovanni De Cupertinis, Paolo Sansò e Andrea Vitale accompagnano per mano il lettore nel ricostruire cosa successe nel Salento, e in particolare a Nardò, quel 20 febbraio 1743: un terremoto di intensità IX-X della scala Mercalli (Magnitudo stimata 6.7) colpì l’area, portando morte e distruzione, un fenomeno quanto mai frequente e troppo spesso dimenticato dagli italiani. Quel terremoto rimane per certi aspetti ancora un mistero: non si sa realmente quale sia stato l’epicentro e quale sia stata quindi la struttura tettonica che lo abbia generato. Alcuni ricercatori ritengono che la faglia fosse nel Mar Ionio, altri forse addirittura proprio in Salento, altri ancora invece verso la Grecia e che i danni a Nardò e dintorni siano l’effetto combinato di fenomeni di amplificazione sismica dovuti ai terreni recenti su cui la cittadina è costruita, sommato alla tipologia edilizia e alla frequenza di oscillazione degli edifici. Insomma, è tutto ancora da chiarire, ma, quello che è certo, è che il terremoto c’è stato e che quindi prima o poi tornerà.

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