Il forte vento di riforma messo in moto da Renzi sta per diventare un vero e proprio tornado .Questo modo di fare è considerato positiva dalla maggioranza del popolo Italiano, specie dopo le tante promesse, sbandierate nel passato, mai mantenute!
Tra le tante frecce messe a segno con l’arco, da questa euforica ondata giovanile, vi è in “progres” la riforma del Senato della Repubblica!
Nel recente passato vi sono state iniziative tendenti allo stesso scopo , miseramente cadute nel vuoto.
Il Senato è una istituzione meritoria, nata da tradizioni storiche e politico- amministrative di contrappeso fra i poteri presenti nello Stato. Le sue origini, anche frutto di raccordi col passato, affondano nella notte dei tempi e nella tradizione latino-romana, continuata dalla monarchia Sabauda e successivamente, dopo la parantesi del ventennio, ripresentata e istituita in Italia con la Costituzione repubblica del 1948.
Il Senato per noi Italiani evoca grandezza, saggezza, tradizione, sacralità, personalità, potere morale e culturale, responsabilità e attenzione costante al futuro dei destini del paese e del popolo.
Nel nostro immaginario popolare il Senato richiama, come paragone istituzionale, quello americano, il cui prestigio è ampiamente riconosciuto nel mondo.
Negli USA, però, i Senatori sono soltanto 100, in rappresentanza di 50 Stati federali, durano in carica 6 anni e ogni singolo Stato è rappresentato da due senatori, indipendentemente dal numero dei cittadini.
Esso ha funzioni di controllo e poteri più ampi rispetto alla Camera dei Rappresentanti ed è presieduto dal Vice Presidente degli USA.
La Camera dei Rappresentanti (paragonabile alla nostra Camera dei Deputati) è costituita da 435 componenti, in rappresentanza proporzionale della popolazione dei singoli Stati, più 6 delegati senza diritto di voto.
Essi durano in carica 2 anni.
Ogni 4 anni le elezioni della Camera dei Rappresentanti coincide con quella del Presidente degli USA.
Nell’articolo 1° della Costituzione americana sono specificati i ruoli delle due Camere.
Il Congresso, paragonabile al nostro Parlamento, rappresenta il Potere legislativo; Il Presidente degli Stati Uniti il potere esecutivo, la magistratura il Potere giudiziario.
Il Presidente è il Capo dello Stato e a lui fanno capo le forze armate federali, il Gabinetto operativo e le altre nomine previa approvazione del Congresso comprese le eventuali rimozioni.
Siamo anche qui, come nel mondo occidentale, nella divisione dei poteri. Pesi e contrappesi a salvaguardia della democrazia.
I nostri Padri costituenti, sullo sfascio del ventennio, vollero nel sistema repubblicano che il Senato rappresentasse un forte contrappeso, una istituzione di controllo e di esame nell’interesse generale del paese considerato che la Camera dei Deputati è rappresentativa della parte più giovane più innovativa del paese.
Per essere eletti in questa, infatti, basta avere 25 anni mentre per il Senato ne occorrono 40.
In Italia da anni si parla della riforma del Senato perché lo si considera:
1. un doppione legislativo della Camera,
2. un’istituzione onerosa specie in presenza dell’attuale crisi;,
3. una esigenza di snellimento e di accelerazione nell’approvazione delle leggi evitando andirivieni;
4. superfluo per competenze e spese specifiche.
Da queste motivazioni principali l’esigenza di trasformarlo in Senato delle Regioni e delle Autonomie locali.
Sulle competenze e sulla eleggibilità da assegnare Il dibattito si sta lentamente complicando earenando perchè:
1. lo si vuole con partecipazione gratuita;
2. con nomina riservata a tutti i Presidenti di Regione,
3. senza potere legislativo se non quello limitato alle Regioni, alle Provincie e ai Comuni;
4. senza elezioni dirette, ma con componenti eletti di secondo livello dalle Regioni, dai Sindaci delle Aree metropolitane e forse anche dalle Aree Vaste (quando saranno costituite ufficialmente);
5. nessun contrappeso, nessun veto alla attività legislativa della Camera.
La nostra Costituzione, come molte altre europee e non, prevede una democrazia parlamentare bicamerale rappresentativa dell’ organizzazione sociale: i giovani e i meno giovani.
I giovani più aperti al nuovo, più disponibili al cambiamento, più aperti alle mode del tempo, alle innovazioni e alle accelerazioni tecnologiche, sostanzialmente un mondo più free .
I meno giovani sono più pacati, riflessivi, portatori di valori e di tradizioni, di attaccamento e di riferimento al passato e di proiezione del futuro. Un mondo meno addetto alle rivoluzioni sociali e alle mode e agli idoli temporanei.
Questo è il motivo ispiratore che ha indotto i nostri Padri Costituenti e di tante Costituzioni democratiche, a volere porre una netta diversificazione elettorale fra Camera e Senato pur riservando ai due organismi stesse competenze, differenziandole solo nel numero degli addetti ( 615 per la Camera dei Deputati e 315 per il Senato) più i senatori a vita.
IN TALIA per votare alla Camera bisogna avere 18 anni, per il Senato 25.
Le stesse motivazioni ritroviamo anche nella Costituzione americana, che rinnova la Camera dei Rappresentanti ogni due anni.
Molte cose uniscono la nostra Costituzione a quella Americana (non solo).
I poteri sono tre, legislativo esecutivo giudiziario; Repubblica presidenziale la prima, parlamentare la seconda con molte varianti operative.
Il Senato comunque è visto sempre come momento di controllo, di contrappeso verso le mode del momento, di approfondimento e di cambiamento nel solco dei valori tradizionali non negoziabili.
La Camera più numerosa, come ambiente di più stretto contatto col paese intero e reale.
Se il problema in Italia è quello che viene strombazzato in tutte le salse ossia diminuire i costi della politica (con questo lasciando da parte tantissimi altri problemi legati alla gestione della cosa pubblica e alla loro ignominia) l’operazione più semplice è quella di:
1. riformare il Senato riducendolo di numero: da 315 a 100 (3 eletti per Regione e il resto con nomina del Presidente della Repubblica tra persone di un certo spessore qualitativo sociale e professionale, con la durata in carica di 6 anni);
2. portare il numero delle Regioni da 20 a massimo 30;
3. ridurre drasticamente in maniera proporzionale a 30 il numero massimo dei Consiglieri spettanti alle singole Regioni;
4. ridurre la Camera dei deputati da 615 a 400 con collegi uninominali senza ballottaggio con durata in carica di 3 anni.
5. eliminare i vitalizi post elettorali perché essere Parlamentare significa solo prestare il proprio impegno a servizio del Paese e quindi a se stessi;
6. rideterminare le Unità comunali (non è possibile avere Comuni al di sotto di 5.000 ab.);
7. precisare i limiti e le sovrapposizioni fra legislazione concorrente ed esclusiva, oggi simbolo di infiniti ricorsi e di ristagno amministrativo;
8. procedere ad una netta separazione tra potere legislativo ed esecutivo nel senso che Il potere esecutivo i Ministri ecc. non possono far parte contemporaneamente dell’Assemblea legislativa e di quella Esecutiva;
9. riconoscere al Senato gli attuali poteri di partecipazione, di condivisione, di legislazione.
L’Esecutivo (Ministri, sottosegretari ecc.) una volta nominato, deve essere staccato e allontanato dalla funzione di Parlamentare, così come avviene con gli Assessori comunali .
Il resto va analizzato, approfondito e messo in atto con la modifica del Titolo V della Costituzione.