L’Acquedotto Pugliese, pervicace nel sostenere il progetto per la realizzazione dei lavori per la fognatura nera, l’adeguamento dell’impianto di depurazione e la costruzione del collettore emissario a servizio dell’abitato di Porto Cesareo, senza aspettare gli esiti del giudizio in corso, rischia di assumersi la responsabilità di far perdere il finanziamento POR Puglia 2000/2006 – Fondo FESR – intervento: “Raccolta, trattamento e smaltimento delle acque reflue di Porto Cesareo”.
Infatti, come evidenzia lo stesso AQP nel relativo Bando di gara indetto lo scorso 6 Giugno, l’aggiudicazione dell’appalto è subordinata all’esito positivo del giudizio pendente davanti al Consiglio di Stato, giudizio che riguarda proprio l’ubicazione stessa dell’impianto, e che è stato instaurato tra il Comune di Porto Cesareo e alcuni privati proprietari di aree limitrofe a quelle dell’impianto depurativo.
È appena il caso di rammentare, che il TAR si è già pronunciato a favore dei proprietari e, quindi, contro la localizzazione dell’impianto depurativo nel sito attualmente individuato.
Ci chiediamo, pertanto, nel caso di una pronuncia del Consiglio di Stato che sopravvenga allo spirare del termine per la realizzazione dell’impianto – come previsto per il conseguimento del finanziamento – ovvero il Consiglio di Stato confermi la sentenza resa dal TAR, a chi dovrà rispondere l’AQP dell’eventuale perdita del finanziamento?
Questo senza contare che, a parer nostro, alla luce del contenzioso sfavorevole di primo grado, il dar seguito al progetto così come ubicato ed al proseguo del Bando di Gara verrebbe a determinare un pregiudizio economico (dovuto non solo agli oneri per le spese di gara, ma anche per lo sviamento di uomini e mezzi impegnati in una simile attività) per la quale la stazione appaltante (AQP) potrebbe essere chiamata a rispondere in sede contabile.
Insomma, non essere stati in grado di trovare una soluzione alternativa a quella proposta, contrastata e censurata, persino in sede giudiziale, della rifunzionalizzazione del depuratore di Porto Cesareo per, poi, scaricare i reflui fognari prodotti, nello stesso recapito finale di quelli di Nardò, cioè, nel mare di Torre Inserraglio, rischia di peggiorare una situazione già critica.
Detto ciò, ancor meno percorribile sarebbe la possibilità che la Regione e l’AQP, in caso di fallimento di questo progetto, possano far confluire i reflui di Porto Cesareo direttamente nel depuratore di Nardò (con un carico di reflui da trattare esorbitante soprattutto nel periodo estivo) seppur potenziandolo, in considerazione che, in tal caso, l’opposizione dei Cittadini e Ambientalisti che lottano per la tutela e salvaguardia del territorio sarebbe serrata, tutti accomunati dalla convinzione che un progetto, che prevede anche una condotta a mare per lo smaltimento finale dei reflui (a nostro avviso, e non solo, di una lunghezza insufficiente ad assolvere il suo compito), rappresenti un rischio concreto per il nostro mare incoronato tra i più belli e ricchi di biodiversità d’Italia.
Noi x Nardò
Mino Natalizio
Paolo Maccagnano
Andare Oltre
Pippi Mellone