“Il tempo cambia molte cose nella vita”, cantava Battiato… A Nardò, invece, ci sono situazioni che sembrano cristallizzate da decenni, immutabili, e si ripropongono ciclicamente, quasi a scadenze regolari, almeno negli ultimi 50 anni.

Soprattutto in materia ambientale o, per dirla correttamente, in materia di AMMINISTRAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE. Non cambiano neanche i sistemi dei Paperoni di turno, che vengono a “regalarci” i loro milioni da “seminare” sul suolo (per noi sacro) neritino. Non cambia l’arnese, il grimaldello che serve a forzare le porte di accesso ai tesori della nostra terra: il miraggio occupazionale! E’ il sistema infallibile, soprattutto in questi periodi di “carestia”, per attirarsi le simpatie popolari e rendere invisi gli ambientalisti. Avrete capito che, nella fattispecie, stiamo parlando del fantasmagorico, ultramoderno, pernullainvasivo, villaggio della Sarparea! I Paperoni sono i buoni, gli ambientalisti sono i cattivi, quelli che impediscono al territorio di decollare ed alla gente di lavorare!

 

Possono, ora, i “cattivi” porre a lor signori che leggono alcune semplici domande? La prima è: perché l’ultimo “Paperone” che è venuto a Nardò non ha proposto il suo villaggio “invisibile” tra i pini loricati del Pollino? O perché, visto che è una potenza economica a livello planetario, non costruisce le sue case “trasparenti” tra le sequoie giganti dello Yellowstone Park? Ve la diamo noi la risposta: perché a livello mondiale verrebbe moralmente lapidato! E adesso, dopo la domanda retorica, facciamo la domanda vera: perché la foresta di ulivi monumentali della Sarparea non è tutelata, conosciuta, e turisticamente sfruttata (turismo = soldi veri e veri posti di lavoro) come quelle dei pini loricati o delle sequoie giganti e rimane, invece, terra di conquista? Anche in questo caso sappiamo la risposta: per la manifesta incompetenza di chi amministra il nostro territorio!

Chi di voi, oggi, farebbe costruire un villaggio, seppur “invisibile”, a Porto Selvaggio o alla Palude del Capitano (dei quali ogni neritino va giustamente fiero)? Nessuno! Eppure agli “ambientalisti cattivi” la definitiva tutela di quei territori è costata 40 anni di lotte! Un tempo biblico! Tempi da castigo di Dio (vedi Ebrei erranti nel deserto)! Ed ancora oggi, dopo più di quarant’anni, i nostri Signori Amministratori, che spendono decine di migliaia di (nostri) euro in consulenze, mostre, concerti ed altre amenità, non sono riusciti a partorire un progetto di sfruttamento, degno di questo nome, di quell’autentico tesoro archeologico e paesaggistico, che appartiene di diritto a tutti i Neritini. Riescono solo a fare cassa con l’odiosa pratica delle multe per divieto di sosta alle macchine dei turisti!

Nel caso non vi fosse ancora chiaro chi sono veramente i cattivi e facendo uno strappo alla nostra regola di brevità dei comunicati, vi raccontiamo un’altra storia vera. Il CTP ha perso clamorosamente la battaglia contro il fotovoltaico. Per dirla alla neritina, l’abbiamo “persa di facce” e siamo pure stati sconfitti in una causa al TAR. Risultato di questa sconfitta è stata la realizzazione di centinaia di ettari (stiamo dicendo centinaia, non decine) di parchi fotovoltaici, che, per almeno trent’anni (l’arco temporale di una generazione) hanno completamente sottratto enormi appezzamenti di terreno ad ogni attività agricola, paesaggistica e turistica. Possiamo sapere quanti di lor signori che ci leggono, o loro parenti, o loro conoscenti, sono riusciti ad ottenere una fonte di reddito stabile (vale a dire: posto di lavoro) dai parchi fotovoltaici di Nardò? Possiamo sapere quanti di voi, grazie alla produzione di energia da queste fonti alternative, hanno visto, negli ultimi anni, una riduzione della bolletta dell’energia elettrica? O, piuttosto, hanno visto un aumento? Possiamo sapere di quante ore si è ridotta l’attività produttiva della “inquinantissima” centrale a carbone di Cerano, grazie alla produzione energetica dei parchi fotovoltaici e/o delle torri eoliche?

Anche di queste domande conosciamo le risposte, e conosciamo i numeri, e conosciamo la realtà dei fatti. Per questo continueremo a combattere per la tutela e il vero sviluppo economico e turistico del nostro territorio. Lo facciamo per i nostri figli ed anche per i vostri.

Il CTP

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