La politica, ieri come oggi, il più delle volte si fonda sugli annunci pomposi e sulle promesse puntualmente disattese. Siciliano, di cui conosciamo bene la spasmodica voglia di apparire, di far sembrare se stesso un’anima in pena per la sua città, e, di far passare scelte politiche personali come un sacrificio a cui si è sottoposto per il bene di una comunità, la nostra. Una Comunità che farebbe molto volentieri a meno della sua presenza “politica” giacché negli ultimi trent’anni nessun evidente beneficio ha portato a questa città se non incarichi politici ben remunerati alla sua persona e ai suoi figliocci politici succedutisi in questi anni nelle amministrazioni da lui sostenute. Amministrazioni che non hanno mai brillato, e che nei momenti di “difficoltà” Siciliano attraverso le ragioni più o meno vere a cui si appella puntualmente come cause di forza maggiore per spiegare il fallimento dei suoi ed altrui progetti ha sempre rinnegato.

Oggi per merito o colpa di qualche consigliere che lo ha disgraziatamente rieletto in provincia, ci chiediamo a fare cosa? visto il mutamento subito della legge Del Rio, ovviamente immaginiamo per il solo piacere di firmarsi consigliere provinciale sotto ad alcune dichiarazioni che lasciamo alla valutazione di chi legge e che di seguito riportiamo.(n.d.r)

 

LE DICHIARAZIONI DI GIOVANNI SICILIANO

“4000 euro al mese. Ammonta a tanto la cifra alla quale Sergio Blasi ha rinunciato con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Regionale, Onofrio Introna. I motivi che già mesi fa, spinsero il sottoscritto ed il gruppo di Città Nuova ad assumere la decisione di sostenere Sergio Blasi, sono molteplici. E la rinuncia al vitalizio rappresenta solo un tassello che si va ad aggiungere ad un mosaico di buona Politica, interpretata egregiamente da Blasi.”

Giovanni Siciliano – Consigliere Provinciale “Salento bene comune”

 

DI SEGUITO L’ART. DELLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO CHE METTE A NUDO I FATTI!

 

05/04/2015 -Consiglieri regionali (fonte Gazzetta del Mezzogiorno.it)

 

Rinunciano a vitalizio ma non a «tesoretto»

 

BARI – «C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel fatto che un consigliere regionale dopo solo 5 anni di lavoro, peraltro ben pagato, debba maturare una lauta pensione». E così Sergio Blasi, ex segretario regionale del Pd, venerdì ha comunicato di aver rinunciato a «un privilegio che stride con la realtà», cioè un vitalizio da circa 3.500 euro lordi che avrebbe potuto riscuotere non prima di 8 anni. Ma in cambio di questa sua rinuncia, l’esponente salentino Pd ha già ottenuto, pronta cassa, 75.356,29 euro. Da aggiungere agli altri 69154,24 euro che ha ottenuto ad agosto 2013 quale assegno di fine mandato, un altro «privilegio che stride» su cui Blasi, però, non ha avuto nulla da obiettare. La rinuncia al vitalizio non è prerogativa del consigliere Blasi: prima di lui, negli ultimi 6 mesi, è avvenuto parecchie volte. In totale, dal 2013 a oggi, hanno rinunciato almeno dieci consiglieri. Il «vecchio» vitalizio, quello calcolato con il sistema retributivo (una percentuale dell’ultimo «stipendio» da consigliere) è stato infatti cancellato dal 1° gennaio 2013: chi rinuncia ottiene, lo prevede la legge, la restituzione dei contributi versati che in alcuni casi sono piuttosto pesanti.

A rinunciare al vitalizio fino ad oggi sono stati, per motivi diversi, i «giovani» o gli «anziani». Questo perché – in un modo o nell’altro – non hanno convenienza a optare per l’assegno. I giovani, quarantenni o cinquantenni, perché sono ancora lontani dall’erogazione del vitalizio (bisogna arrivare a 55 anni di età): temendo che il «privilegio» venga cancellato retroattivamente, cosa che prima o poi il Parlamento potrebbe fare, preferiscono l’uovo oggi (i contributi versati) alla incerta gallina. Gli «anziani», invece, non hanno convenienza temporale in termini di aspettativa di vita: Cecchino Damone, 77 anni, anziché 7mila euro lordi al mese ha preferito riprendersi i 165mila euro di contributi versati in due legislature e mezzo.

Dunque, ad esempio, da settembre avevano già rinunciato i quarantenni Tato Greco, Michele Mazzarano e Toni Matarrelli: convinti che in vent’anni cambierà tutto, senza fare proclami moralistici hanno preferito la restituzione dei contributi versati (rispettivamente 175mila, 75mila e 65mila euro). L’ex consigliere Arcangelo Sannicandro, 71 anni, che ha fatto poco meno di tre legislature e per anni è risultato il consigliere regionale più ricco, ha lasciato via Capruzzi per approdare in Parlamento: nel 2013 si è fatto restituire 241mila euro, compresi anche i circa due anni che aveva riscattato autonomamente.

 

Questo non significa però che il «privilegio», pur cancellato, sia finito. C’è chi continua ad esercitare il proprio diritto alla liquidazione dell’assegno. L’ultimo, in ordine di tempo, è Nicola Canonico: il consigliere barese, infatti, ha ottenuto la liquidazione di 5.618 euro al mese per circa due anni in Consiglio. Ma continuano a spuntare anche gli assegni-baby: l’ultimo è quello dell’assessore Alba Sasso, che da giugno riceverà 4.200 euro al mese per due anni e otto mesi da assessore (ha versato 66mila euro per arrivare ai 5 anni). Sasso (che a 69 anni ha la pensione da insegnante e quella di parlamentare, essendo stata deputato per due legislature con i Ds) batte dunque Marco Barbieri, che da oltre un anno percepisce 3.286,55 euro lordi al mese di vitalizio per appena quattro anni nella prima giunta Vendola. E da un mese la Regione ha ripreso a versare l’assegno anche a Salvatore Tatarella, che da febbraio percepisce 3.286 euro lordi: siccome il suo incarico di parlamentare europeo è scaduto il 30 luglio 2014, la Regione gli ha anche versato 19.719,36 euro di arretrati. [m.s.]

 

Leggi la notizia dal sito:

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/puglia-i-consiglieri-regionali-rinunciano-al-vitalizio-per-incassare-il-tesoretto-no806910

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