L’ho incontrato due volte, a Milano. La prima volta che lo vidi entrare nella hall di un albergo milanese mi sorprese, venendomi incontro, stringendomi la mano con un semplice “piacere, Gianroberto!”.
Lo guardai con attenzione; lo osservai per capire quanto potessi fidarmi di un personaggio che viveva nell’ombra. Mi conquistò; mi trasmise un’indubitabile sensazione di onestà intellettuale. Era sicuramente uno che credeva in tutto ciò che diceva. Non aveva limiti.
Stridente, poi, la sua semplicità, la sua umanità e la sua umiltà, specie se paragonata ai parlamentari a cinque stelle, che già all’epoca avevano deciso di indossare i panni delle pop star.
Mi colpirono i suoi singhiozzi quando, immediatamente dopo un intervento chirurgico alla testa, avvenuto poco prima delle elezioni europee in cui ero candidato col M5S, dialogava con noi su quali dovessero essere, secondo lui, le linee guida da tenere durante l’imminente campagna elettorale.
Umano, molto umano. Poteva rappresentare un modello di civiltà, di propensione al dialogo, di visione ampia del futuro. Così non è stato, poiché la stragrande maggioranza degli attivisti a 5 stelle ha deciso di rifarsi direttamente a Beppe Grillo. Ma, si sa, la satira è materia delicata e così si rischia che, scimmiottandone l’intelligenza, si corra il rischio di creare intolleranza e violenza.
Grazie, Gianroberto. Mi hai regalato un bel ricordo.