“Sono passati mesi e, a parte gli annunci del Presidente Emiliano, ancora nessuna novità sulla cantierizzazione dei progetti sui depuratori che ogni estate implodono compromettendo l’immagine di un territorio che punta sul turismo oltre a causare un grave danno ambientale. Gallipoli e le altre località rivierasche devono essere dotate quanto prima di un sistema efficace di smaltimento e riutilizzo dei reflui fognari per scopi irrigui”. Cristian Casili, consigliere regionale M5S e Vicepresidente della V Commissione Regionale interviene sull’indagine della Procura di Lecce sul presunto sversamento di liquami del depuratore lungo la costa gallipolina.
Il 13 agosto scorso a Torre Sabea, costa a Nord di Gallipoli, i bagnanti trovarono la presenza in mare di una grande macchia marrone e proprio lì vicino c’è la condotta del depuratore consortile di Gallipoli, Alezio, Tuglie, Sannicola e delle marine. Tutti centri, soprattutto quello gallipolino, che durante l’estate subiscono un improvviso aumento della popolazione che comporta, di conseguenza, un funzionamento più intenso del depuratore che non ha la capacità di far fronte ad una efficiente depurazione scaricando in mare liquami tal quali.
“È imperdonabile – prosegue Casili – ricorrere ancora oggi alla necessità di disporre il divieto di balneazione a Torre Sabea e in altre zone del litorale salentino.Si tratta di un problema ormai annoso e se vogliamo garantire la salubrità delle nostre coste ai residenti e ai turisti che decidono di visitarci, si deve procedere quanto prima a calendarizzare le opere sulla rete fognaria e sui depuratori. Comuni come Nardò, Gallipoli, Porto Cesareo, Tricase e Leuca non possono più assistere ai proclami senza seguito.”
Una lentezza delle procedure, spiega Casili, che ha come conseguenza il malfunzionamento degli impianti: molti dei 187 impianti di depurazione pugliesi, di cui 37 in provincia di Lecce, in questi anni hanno fatto registrare problemi di funzionamento e di inadeguatezza. Questo nonostante, dal 2013 ad oggi, la Puglia abbia speso 530 milioni di euro sui complessivi 722 milioni a disposizione per mettere a norma e potenziare i depuratori e le reti fognarie.
“Nonostante gli ingenti finanziamenti ancora mancano le cantierizzazioni – incalza il consigliere salentino – con effetti negativi sul turismo e sull’agricoltura, i due settori che trarrebbero i principali benefici dal riutilizzo delle acque reflue. Per far questo serve un piano ampio di gestione delle acque, che coinvolga gli agricoltori che riceverebbero le acque opportunamente depurate e affinate per l’irrigazione dei campi. Ma senza una programmazione che parta dall’ammodernamento della rete irrigua, coinvolgendo soprattutto le reti dei consorzi di bonifica – conclude – non si arriverà mai ad un adeguato riutilizzo dei reflui trattati.”