Nardò,8 marzo_di COSIMO POTENZA _L’ingresso del mese di Marzo, fra tiepidi raggi di sole e improvvisi acquazzoni, porta con sé una ricorrenza ormai ampiamente sdoganata e mercificata, resa oggetto di squallidi meccanismi economici che ne hanno tristemente inabissato la vera essenza: la festa della donna, l’8 Marzo.Dilaga sempre più di anno in anno la promozione di serate ed eventi certamente lontani dal commemorare o festeggiare tale ricorrenza che custodisce in sé tanta importanza impreziosita da delicatezza e sensibilità uniche e peculiari. Particolarmente in voga risultano, infatti, serate per le quali è riservata l’esclusiva partecipazione di un folto pubblico femminile: presenze ormai immancabili (seppur, a mio parere, incredibilmente superflue) sono modelli dai fisici scolpiti direttamente dal successore di Michelangelo che ingolosiscono l’intrattenimento della serata mediante penosi (e sottolineo virtualmente tale aggettivo con accesa intensità) striptease, giochi e diletti vari. Ora, non me ne vogliano gestori e imprenditori di locali, non mi maledicano gli eredi del David michelangiolesco, non mi accusino di moralismo intriso di perbenismo le frequentatrici, ma il senso di celebrare in questa modalità la festa delle donne, qual è?

Francamente, si può partecipare ad uno spettacolo di striptease qualsiasi giorno dell’anno, d’estate, d’inverno, con pinguini sul palco o in clima da safari, ma festeggiare la donna assume una connotazione differente, decisamente meno triviale, meno indecorosa.

L’8 Marzo è in realtà un falso storico: tale data ricorderebbe la morte di centinaia di operaie nell’incendio che divampò nell’inesistente fabbrica di camicie Cotton verificatosi nel 1908 a New York, ma in realtà si trattò di un equivoco su una tragedia che ebbe luogo nella stessa città il 25 Marzo di qualche anno dopo, 1911, ossia l’incendio della fabbrica Triangle nel quale persero la vita 146 lavoratori. Quest’anno, cambiamo la rotta: non più inviti, non più striptease, non più becero business: care donne facciamoci regalare rispetto, collaborazione, affetto, comprensione, lealtà per noi stesse e, anzi, pretendiamo di ricevere tali valori. Siamo la componente rosa di questa Terra, siamo un vento che soffia e riscalda gli animi, che fa alzare le vele della vita e che spinge lontano… Siate orgogliose dell’immagine riflessa la mattina nello specchio (anche con occhi gonfi e occhiaie bluastre), del sorriso imperfetto e dei capelli mai abbastanza disciplinati, dei fianchi che somigliano a navi da crociera e della forma sempre poco smagliante, ma soprattutto siate orgogliose di voi, di ciò che siete e difendete ogni giorno del vostro cammino. Quest’anno accettate solo inviti a continuare ad essere donna, oggi e sempre.

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