Il sindaco Pippi Mellone e l’assessore all’Ambiente Graziano De Tuglie hanno partecipato ieri in Prefettura a Taranto ad un incontro con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il direttore del Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche e Paesaggio della Regione Puglia Barbara Valenzano, i prefetti di Lecce e Taranto e i rappresentanti delle associazioni ambientaliste invitate dalla Regione e interessate alla realizzazione del progetto cosiddetto “Scarico Zero” – redatto da Aqp e finalizzato all’eliminazione dello scarico a mare e al riuso, previo trattamento, delle acque reflue (degli impianti depurativi di Nardò e Porto Cesareo) in agricoltura e per altri fini – e di un progetto “gemello” per il territorio di Sava e Manduria.

Proprio in merito a Sava e Manduria il presidente Emiliano ha spiegato che l’analoga vicenda del territorio di Nardò e Porto Cesareo rappresenta un modello virtuoso di dialogo e condivisione del percorso istituzionale rispetto alla dinamica conflittuale che è sorta nel tarantino per problemi di localizzazione del depuratore. Proprio questo clima di grande collaborazione è servito a Nardò e Porto Cesareo a recuperare il tempo perso e lo svantaggio di un anno rispetto a Sava e Manduria. Oggi le rispettive comunità e i rispettivi territori sono allineati nei tempi e pronti alla concretizzazione dei due progetti, praticamente identici.

È stata l’occasione per ricordare che in un momento storico in cui il Paese vive una gravissima emergenza idrica, “Scarico Zero” è un progetto “pilota” sul fronte della lotta alla desertificazione e del recupero della risorsa acqua, che ovviamente cancella del tutto l’ipotesi della condotta a mare prevista dal protocollo del 2015, penalizzante e ispirato a una logica del tutto obsoleta.

Il nuovo progetto, inoltre, già approvato dal Consiglio comunale neretino, prevede l’adeguamento della seconda linea di trattamento dell’impianto di depurazione di Porto Cesareo per il rispetto dei limiti previsti dal D.M. 185/2003 per il riuso in agricoltura dei reflui depurati, l’adeguamento dell’impianto di depurazione di Nardò per il rispetto degli stessi limiti per il riuso in agricoltura dei reflui depurati, infine la realizzazione dei recapiti complementari/ecofiltri in cui realizzare idonea riserva antincendio e per usi plurimi (come il lavaggio della viabilità pubblica ed eventuali ulteriori esigenze), nonché lo scarico su suolo del surplus di acqua trattata non utilizzata in agricoltura.

Una soluzione che complessivamente accoglie tutte le istanze del mondo ambientalista.

Un progetto che Emiliano ha definito tra i più avanzati in Europa. Il cambio di rotta sostanziale rispetto al 2015 è il passaggio da un sistema che prevedeva la condotta e lo scarico a mare a valle di una modesta depurazione (tabella 2) a uno che prevede il riuso dei reflui a valle di una depurazione ai massimi livelli consentiti (tabella 4). In sostanza, la previsione dell’allungamento della condotta a 2 km e dello scarico di reflui in mare depurati a tabella 2, “cuore” del vecchio protocollo, è completamente superata da un sistema che ha una capacità di affinamento al massimo consentito dalla tecnologia e che prevede il riutilizzo dei reflui, in agricoltura e non solo. Il traguardo, peraltro, è considerato solo un punto di partenza rispetto all’obiettivo finale della potabilità delle acque che si sta per sperimentare a Fasano.

Inoltre, lo scarico emergenziale in battigia previsto dal progetto e localizzato nello stesso punto di quello attuale (a Torre Inserraglio), non è lo scarico dei reflui, trattati o meno, ma solo lo scarico di acque piovane, peraltro in occasioni eccezionali (dalle 10 alle 15 all’anno) di precipitazioni particolarmente intense. Tant’è che una delle novità più significative è che questa soluzione consentirà finalmente di eliminare il divieto di balneazione permanente nella zona in questione.

“Mentre l’Italia è a secco, in parte per la siccità e in parte per colpe e omissioni di gestione della risorsa idrica – commenta il sindaco Pippi Mellonenoi siamo vicinissimi all’unica soluzione in grado di tutelare il territorio, l’acqua e il nostro futuro. Una scelta di grande lungimiranza che fa la Regione Puglia in un territorio già storicamente assetato e che ci consente di sventare gli effetti del protocollo del 2015, quanto di più miope e dannoso potesse esserci. Scarico Zero, in questo senso, è un modello ed è provvidenziale. Siamo andati a Taranto a capire più da vicino la situazione di Sava e Manduria, che in effetti è piuttosto simile alla nostra e verrà gestita con un progetto dello stesso tipo. Lunedì il progetto tornerà in Consiglio per l’approvazione anche a fini urbanistici ed espropriativi ed è un’altra piccola tappa di avvicinamento alla meta”.

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Ultimo aggiornamento: 02/01/2025
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