“Quanta enfasi data dal Prof. Martelli sulla ipotetica resistenza del leccino alla Xylella fastidiosa. Non sarà per caso che si sta cercando di usare il leccino come cavallo di troia per promuovere la “lecciana”, risultato di un incrocio con una cultivar spagnòla,

 con lo scopo di sostituirla alle nostre varietà? – queste le dichiarazioni del consigliere agronomo del Movimento 5 Stelle Cristian Casili in merito alle dichiarazioni rilasciate ieri dal prof. Martelli alla task force – Non riesco a dare altre spiegazioni date le non eccezionali caratteristiche agronomiche del leccino. E poi non fu lo stesso prof. Martelli in un pubblico dibattito a Spoleto a mettere in guardia da questo entusiasmo sul leccino in quanto la sua non era una resistenza ma una tolleranza al batterio e che impiantare leccini sarebbe significato aumentare le piante con la presenza del batterio asintomatiche? Quelle stesse piante che fino ad oggi si è cercato di abbattere?”

Il leccino, ricorda il pentastellato, è una cultivar originaria della Toscana ed è stata introdotta massivamente in Puglia negli anni 90 quando si incominciarono a fare impianti e rinfittimenti di oliveti. Nel resto d’Italia il leccino non ha mai avuto grande considerazione a causa della sua precocità di maturazione e suscettibilità alla lebbra. “La sua qualità dell’olio inoltre – prosegue Casili – non è particolarmente eccezionale con un indice di qualità come i polifenoli molto basso (circa 15-200 ppm) rispetto alla nostra più prestigiosa cultivar Cellina (40 e 600 ppm). Non a caso l’olio di leccino viene quasi sempre utilizzato per tagliare ed addolcire altri oli.”

 Dal punto di vista agronomico secondo il consigliere salentino, si tratta di una varietà parzialmente o totalmente autosterile, non a caso negli impianti si trovano sempre piante di pendolino che è il suo impollinatore per eccellenza; ha una notevole vigoria ed è facilmente attaccato dalla zeuzera, “ma è importante ricordare – prosegue il consigliere cinquestelle – che in uno studio della stessa Università Di Bari è risultato particolarmente sensibile alla verticilliosi”. Il riferimento è al trattato “Comparison of screening methods for the evaluation of olive resistance to verticillium dahliae kleb”. “Insomma non si conosce ancora la patogenicità della Xylella – conclude – eppure assistiamo a questi proclami che rispecchiano l’approccio riduzionistico dei ricercatori baresi.”

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